11 mar 2013

ALTALENA






Lascio scorrere lentamente dentro di me il suono di una vecchia chitarra e la mente torna indietro nel tempo, ad un'età troppo giovane per capire, per sapere, così acerba che anche i sogni erano ingenui, infantili come lo ero io allora.

La musica mi rapisce, portandomi via con se e su queste note mi ritrovo a scrivere di getto come fanno i bambini, senza pensare, senza dare troppo peso a ciò che viene fuori dalla mia mente, perché gli adulti si pongono il problema di essere sempre equilibrati e attenti a non offendere, ma adesso io non ho nessuna di essere grande, adesso voglio solo tirare fuori ciò che ho dentro, perché voglio che tutto ciò adesso mi ritrovo a scrivere sia solo istinto e cuore, quel cuore che ogni tanto, come adesso, si nasconde a leccarsi le ferite in un angolo di quella caverna buia che è un dolore. 
Un dolore acuto quello che provo, intenso e lancinante come le note che ascolto e che da sole non possono ferirmi, perché niente potrebbe apportare altra sofferenza a ciò che provo, niente potrebbe farlo ora che mi sono fermato a ragionare, a cercare di capire.

E' vero, a volte bisognerebbe davvero avere la forza di non ascoltare, smettere di capire gli altri e staccare la mente, creando tutto intorno a se la cosa più innaturale che esista, il silenzio, perché è solo così che si può trovare l'energia per  fregarsene, anzi no fottersene di tutto e di tutti, perché è solo così che si sopravvive a questa vita in cui gli egoisti ti circondano e non ti lasciano scampo, coloro a cui fa comodo prendere ciò che hai da dargli finché le circostanze lo consentono e poi un attimo dopo amen, perché non c'è più comodità.
Solo così si sopravvive, gettando il cuore oltre l'ostacolo, lontano, in un fosso, uno di quei fossi così profondi che nemmeno uno speleologo professionista potrebbe riportarcelo indietro, anche perché adesso io non ne ho più nessuna voglia di sentirlo pulsare al ritmo che detta questo mio dolore.

Ho imparato a mie spese che la vita è un'altalena, si scende, si sale e poi si scende di nuovo, è così da sempre e lo sarà per sempre, va bene, lo accetto e allora mi chiedo perchè in momenti come adesso  voglio solo qualcuno che si degnasse di spiegarmi perché sono sempre io che mi ritrovo giù, immobile, seduto e solo, senza che chi dovrebbe aiutarmi senta la necessità di spingermi, di sporcarsi le mani cercando di mandarmi su

Ecco, questo è uno di quei momenti in cui non ho né la forza, né la voglia di dare un nuovo colpo di reni, ora non ho la voglia di capire le buone ragioni degli altri e mi domando disperatamente perché sono sempre io quello che deve ascoltare e comprendere, sorridere e girarsi dall'altra parte, facendo spazio. 
Beh, questo non è mica sempre giusto?

Però la musica finisce, il tormento rimane, la voglia di smettere e di andare via lontano aumenta, mi manca solo la possibilità di farlo, altrimenti sarei in viaggio verso una nuova vita, perchè questa mi ha scocciato, disgustato e non la chiudo con un The end, perchè sarebbe come ammettere una sconfitta, che non merito, che ho fatto di tutto per non meritare e che suonerebbe oltraggiosa.











2 commenti:

  1. ciao Guardiano,condivido appieno il tuo post, spesse volte mi ci ritrovo in cio' che scrivi,parole dense di significati,grazie di vero cuore,Eyes..

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