22 gen 2010

VOCE 'E NOTTE

Ti racconto la vera storia che ha ispirato una delle più belle canzoni che ho mai ascoltato. Una storia vera e struggente messa in musica.


Figlio del cancelliere Francesco Nicolardi e della tedesca Augusta Guell, Eduardo Nicolardi nacque a Napoli nel 1878. Il padre, amministratore de "il Mattino", conoscendo l’ambiente del giornalismo e della canzone, avrebbe voluto che il figlio terminasse gli studi di giurisprudenza. Ma il giornalismo e la poesia sono malattie congenite ed Edoardo lascia subito l’università.
Nel 1903 a soli 25 anni, è già il redattore del Don Marzio, un quotidiano molto popolare, e scrive poesie su settimanali umoristici e letterari; porta il cappello di paglia, impugna il bastone di bambù e ha un bel paio di baffi a torciglione, e la gente di lui dice: “si vede proprio che è un poeta”.
Fu proprio in quel lontano 1903 che Edoardo Nicolardi si innamora perdutamente di Anna Rossi, una bella ed esile brunetta di nemmeno diciotto anni, che abita nei pressi di casa sua. Viene corrisposto in eguale misura, ma da lontano, come si usava allora nelle famiglie borghesi.
Un giorno si decise a presentarsi in visita ufficiale a casa della ragazza per chiederne la mano. Venne accolto in una casa sfarzosa in un salotto pieno di mobili dorati e di ceramiche. Il commendatore Gennaro Rossi, padre di Anna, commerciante di cavalli da corsa, era uno degli uomini più facoltosi del rione. “Desiderate acquistare un cavallo ?” chiese al giovanotto. Edoardo accennò intimidito a un diniego. “No commendatore, io sono venuto qui per tutt’altri motivi. Sono venuto per chiedere la mano di vostra figlia Anna ”. “Bene” disse il commendatore, “Avete proprietà ? Avete rendite ?”. “Sono un lavoratore” rispose il giovane, “vedrete con me vostra figlia sarà felice”. Da li a un minuto Edoardo si ritrovò giù in strada, in via Stella, con un nodo che gli serrava la gola.
Nel frattempo il commendator Gennaro Rossi convocava sua moglie e la giovane figlia Anna, la quale dichiarò subito di corrispondere l’amore del giovane poeta. “Poche storie” disse il padre “tu sposerai Pompeo Corbera. Mezza Ischia è sua. Possiede, case coloniche e terme.” Pompeo Corbera era uno dei migliori clienti di suo padre, aveva esattamente trentacinque anni in più di lei, e già da un pezzo le faceva la corte. Anna si oppose a questo matrimonio con tutte le sue forze, pianse fin quasi ad ammalarsi, dichiarando tutto il suo amore per Edoardo, ma inutilmente: esattamente di li a due mesi, per imposizione del padre, sposava il ricco Pompeo Corbera.
Tornati dal viaggio di nozze ad Ischia, gli sposi vennero ad abitare a Napoli, in via santa Teresa al museo. Il giovane poeta, la notte, quando finiva di lavorare al giornale, andava solo e disperato sotto quei balconi. Una notte gli sembrò di vedere dietro quei vetri, al primo piano, la sua Anna che lo salutava: sconvolto andò al Gamrinus per un caffè e scrisse la poesia ‘VOCE E NOTTE, come uno sfogo con se stesso. Li considerava suoi versi personali, non voleva darli a nessuno. Solo dopo averli letti per caso, riuscì ad averli, ma solo dopo molte insistenze, il maestro Ernesto De Curtis, che li rivestì di una magnifica musica, struggente come i versi. L’editore Bideri pubblicò la canzone nel 1904 e fu subito un grande successo, sarà presente anche nel repertorio di Enrico Caruso. In quel 1904 i pianini la portarono in tutti i vicoli e nelle strade, e certo anche sotto i balconi di via Santa Teresa al Museo.
Ma la storia d’amore di Edoardo e Anna non finì così.
Dopo qualche mese, l’anziano e mal ridotto Corbera morì improvvisamente così la giovane vedova, allora diciannovenne, riuscì a sposare il suo Edoardo.
Ebbero otto figli.

E' proprio vero, le donne amano i poeti che le sanno esaltare fino a renderle immortali, desiderano i cavalieri che hanno la forza per farle sentire protette, ma alla fine sposano i ricchi che possono soddisfare le loro voglie.
Però il vero amore supera tutte le barriere, non ha gabbie in grado di incarcerarlo e se un uomo e una donna davvero si vogliono, saranno sempre in grado si superare gli ostacoli e le meschinità, ma questa mi sa che resterà sempre più un'utopia.
Il sogno romantico di un pazzo credulone





Voce di notte (traduzione in italiano)

Se questa voce ti sveglia nella notte,
mentre ti stringi al tuo sposo li vicino…..
Resta sveglia, se davvero lo preferisci, ma fingi di dormire profondamente.
Non andare alla finestra, per spiare, perchè non puoi sbagliarti,
questa è la mia voce, è la stessa voce di quanto noi due,
timidamente, ci parlavamo con il voi.

Se questa voce canta nel tuo cuore, ciò che non ti cerco e non ti dico:
tutto il tormento per un amore lontano, tutto l’amore per un tormento antico.
Se senti un gran desiderio di amare, una voglia di baci scorrere nelle vene,
un fuoco che ti brucia all'inverosimile,
baciati quel tizio, che t’importa di me!

Se questa voce, che piange nella notte, sveglia il tuo sposo,
non aver timore, vedi che la serenata è senza dedica,
digli di dormire e che si rassicuri!
Digli così: “Chi canta in questo vicolo forse è pazzo o lo strugge la gelosia!
Forse piange qualche grave malefatta...
Nessuno lo ascolta …
ma chi glielo fa fare di cantare?




Voce 'e notte

Si 'sta voce te scéta 'int''a nuttata, mentre t'astrigne 'o sposo tujo vicino...
Statte scetata, si vuó' stá scetata, ma fa' vedé ca duorme a suonno chino...
Nun ghí vicino ê llastre pe' fá 'a spia, pecché nun puó sbagliá 'sta voce è 'a mia
E' 'a stessa voce 'e quanno tutt'e duje, scurnuse, nce parlávamo cu 'o "vvuje".

Si 'sta voce te canta dint''o core chello ca nun te cerco e nun te dico;
tutt''o turmiento 'e nu luntano ammore,
tutto ll'ammore 'e nu turmiento antico...
Si te vène na smania 'e vulé bene,
na smania 'e vase córrere p''e vvéne,
nu fuoco che t'abbrucia comm'a che,
vásate a chillo...
che te 'mporta 'e me?

Si 'sta voce, che chiagne 'int''a nuttata, te sceta 'o sposo,
nun avé paura...
Vide ch'è senza nomme 'a serenata,
dille ca dorme e che se rassicura...
Dille accussí: "Chi canta 'int'a 'sta via o sarrá pazzo o more 'e gelusia!
Starrá chiagnenno quacche 'nfamitá...
Canta isso sulo...
Ma che canta a fá?!




1 commento:

  1. struggente. Ma ti rendi conto che ore sono? Non so se è più pazzo chi scrive o chi legge.
    Ragazzo, solo i vecchi hanno diritto di non dormire. Domattina avrai le occhiaie peggio dell'autore. Nel secolo scorso, non avresti avuto un pc e vagheresti per le strade a struggerti, invece di tenere sveglia l'Italia.Buona notte, tra poco è ora di alzarsi.

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