24 nov 2017

COM'E' PROFONDO IL MARE









Quarant'anni fa, il 24 novembre 1977, Lucio Dalla pubblicava il suo primo disco scritto in totale autonomia. Una sfida, un vero e proprio azzardo, per quello che stava diventando di botto un cantautore. Il titolo di quel gioiello era, è, Com'è profondo il mare. Fino a quel momento Lucio Dalla aveva condiviso la sua esperienza musicale con il poeta Roberto Roversi e quel LP significava tanto, era un vero e proprio salto nel buio, con l'ignoto da esplorare e lui ci si buttò dentro senza alcun timore delle tenebre a cui andava incontro, facendolo con quella scanzonata pazzia che lo ha contraddistinto per tutta la carriera. Il tempo ci ha detto che quel progetto musicale è stato un capolavoro, il primo di una lunga serie.


Oggi in molti ricordano quel trentatré giri e ne fanno le più disparate esegesi (perdonatemi l'inutile sfoggio di cultura, ma non sono riuscito a trovare un sinonimo adatto), quindi non voglio fare la stessa cosa, pur potendomelo permettere, essendo uno dei fan sfegatati di Lucio. No questo mio post, oggi, vuole semplicemente spiegare quanto quel disco è stato importante per la mia formazione, per farmi diventare quel che sono.


Ho scritto qualche tempo fa un ricordo di Don Andrea Vece, che con il suo esempio mi ha dato i mezzi per comprendere l'insegnamento di Gesù, ma un prete, qualunque prete, non potrà mai insegnare ad un ragazzo che ha di fronte una vita intera, come si può o si deve amare. Lucio, il Lucio che seguì quel disco, ha scritto e cantato dei sentimenti, di come si può amare, di come ci si deve approcciare, di come bisogna essere disperatamente onesti fino a porsi totalmente disarmati di fronte alla persona che si ama, perchè l'amore non è una guerra o una gara, dove uno vince e l'altro soccombe. No, l'amore è la condivisione di ogni sfumatura che abbiamo dentro di noi, anche la più cupa, perchè è solo facendosi conoscere appieno, che si potrà avere la certezza, che chi amiamo, vuole noi e non l'immagine che ci proietta addosso. Non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere, se il suo primo disco da cantautore fosse stato un fiasco, quali canzoni non avrebbe avuto il coraggio di scrivere, cosa sarebbe stato di Futura e tanti altri piccoli tesori musicali. Per fortuna, anzi no per merito della sua bravura, oggi abbiamo uno sconfinato repertorio musicale e tanto per cui ricordarlo e rimpiangerlo.


Lucio, con Com'è profondo il mare, inaugurò un nuovo e diverso modo di scrivere canzoni, almeno per l'Italia. Infatti i brani che formano quel LP sono dei piccoli racconti, fatti di immagini, che ancora oggi hanno un'enorme forza evocativa seppure fuori contesto storico e riascoltandole (lo sto facendo da stamattina) sembra quasi di ripiombare in quel lontano 1977, negli anni di piombo e si ha davvero la sensazione di rivivere quelle atmosfere, che ho vissuto da piccolo. Ecco, la vera bravura di Lucio è stata quella di riuscire a far vivere le sue canzoni a chi le ascoltava, facendo diventare il fruitore un personaggio stesso dei brani, come se fosse stato possibile camminare nelle canzoni. Un pò (molto pò) quello che provo a fare io quando scrivo un racconto o una poesia.


Riascoltare oggi per intero Comè profondo il mare, per me è come farmi un piccolo regalo. Sorrido del coraggio che ebbe quel genio della follia, pubblicando Disperato erotico stomp o mi sorprendo di nuovo davanti a tutta la tenerezza e la bellezza che sono nascoste in Quale allegria, senza dimenticare l'immensità di un testo qual'è quello che da il titolo all'intero album.


Voglio chiudere questo post con un piccolo aneddoto personale, legato a quest'album e all'idea che creò di Lucio in quegli anni, anche se so potrebbe smuovere un paio di critiche nei miei confronti.....


Io ho tre zie (sorelle di mia madre) che si sono spostate (all'epoca si diceva emigrate) a Milano. Una era già sposata, le altre due, ovviamente, con il tempo si sono poi maritate nella città meneghina (immagino già alcune alzate di sopracciglia adesso...). I miei zii scendevano al Sud poco, pochissimo, il lavùr  era tanto e non si allontanavano quasi mai da Milano e questo ha fatto si che in realtà non abbiamo avuto mai avuto dei rapporti che andavano oltre ai cordiali saluti telefonici a natale e pasqua e qualche cartolina di circostanza. Uno di essi, lo Zio Gianni (che Dio lo abbia in gloria), fece con me un giro in auto per Salerno, in una delle rare volte che scese negli anni 90. Ora, chi mi conosce sa bene che non riesco a restare zitto mentre guido, o parlo con chi ho affianco o lo faccio  al telefono oppure Scanto (la S sta per Stono). Quella volta, data la poca frequentazione che avevamo avuto e l'imbarazzo reciproco, lasciai partire un paio di canzoni di Lucio Dalla, tratte dagli album successivi e lui ne restò affascinato e mi chiese se potevo prestargli le cassette (all'epoca non esistevano ancora i CD), io ero molto geloso delle mie cose (lo sono ancora, ad onor del vero) e pur di non prestarglieli, gliene comprai di nuovi e ricordo i suoi ringraziamenti prima di tornare a casa.


- Grazie, mi hai fatto scoprire un'artista vero, sai dopo quella canzone pornografica che aveva scritto (disperato erotico stomp) non lo avevo più riascoltato, in questi giorni ho capito quanto mi sono sbagliato.


Non ho ricordi suoi successivi, almeno de visu, ma mi fa ancora un pò di tenerezza ripensarci e sperare che forse Lucio Ha avuto un'estimatore in più, dopo quel giorno.


Lucio Manki









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