Non ci aveva più messo piede in quella casa per vent'anni, ma era tutto nello stesso ordine in cui lo aveva lasciato il giorno in cui si era chiusa alle spalle la porta d'ingresso. Una sola persona vi aveva acceduto in tutto quel tempo, la donna delle pulizie, che per tre giorni la settimana aveva disposizione di mantenerla in ordine e pulirla, cambiando costantemente le lenzuola a tutti i letti, dandole l'aspetto di una casa ancora abitata e per lei era comunque ancora così. Non voleva che morissero i ricordi degli anni belli che vi aveva trascorso e così l'aveva come cristallizzata nell'attimo prima in cui lei era morta.
Vi era cresciuta in quella casa diventando una donna, una vera Donna di quelle con la D maiuscola. Doveva riconoscerlo, l'aveva tirata su bene e le mancava terribilmente, più di quanto fosse capace di concpire. Ogni giorno le rivolgeva un pensiero e adesso si rendeva conto di quanto ancora poco fosse rispetto al dolore che serbava dentro di se.
In pratica erano maturate insieme, una troppo piccola per essere madre e l'altra troppo sveglia per essere solo figlia, ma l'amore vero che le aveva portato lo aveva compreso nella sua totalità solo dopo e aveva capito fino in fondo quei sorrisi tristi e i pianti silenziosi di una donna rimasta per troppo tempo da sola, legata chissà perchè a quell'uomo che lei era costretta a chiamare papà, incapace di farsi amare da tutte e due, sempre ai margini della loro vita.
Era morta troppo velocemente o almeno a lei così era sembrato, non si era mai resa conto prima della gravità della malattia della madre e quanta sofferenza le causava, finchè non era giunta la fase terminale. Non è provato che ci sia una correlazione tra una sofferenza dell'anima e "la malattia", ma lei era convinta che fosse così e si era vendicata di chi quel dolore lo aveva causato.
Non ci aveva messo molto ad entrare negli affari di famiglia e a farli diventare i suoi affari. Anzi all'inizio il padre sembrava contento di averla con se e la soddisfazione era così stata maggiore, quando lui rendedosi conto di essere diventato un semplice firmacarte, le aveva chiesto spiegzioni. In quel momento lo aveva guardato negli occhi e aveva pronunciato solo il nome della madre.
Non aveva capito il suo sguardo, si aspettava urla e maledizioni, aveva invece avuto solo un silenzio. Si vede che era ancora meno uomo di quello che credeva, ma era finalmente contenta di vederlo soffrire della stessa sofferenza della mamma.
Però anche in quel momento non se l'era sentita di tornare lì, sapeva che la madre non avrebbe condiviso il motivo della gioia e assaporò il gusto dolce dell'avvenuta vendetta in solitudine.
Oggi però aveva bisogno di lei, del suo supporto, il motivo per cui era lì aveva un nome e un cognome ed era più destabizzante di quanto avesse mai potuto immaginare.
Si era innamorata ed era impreparata davanti a quest'evenienza, non sapeva come comportarsi.
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SAKINEH NON DEVE MORIRE
Lo hai scritto tu ?? è scritto benissimo!!!
RispondiEliminaSembra molto interessante la storia..
Mhhhhhhh, lo hai scritto tu? seguito dal fatto che è scritto benissimo, sta a significare che di solito i miei scritti fanno schifo.
RispondiEliminaMe ne ricorderò al prossimo complimento.
Si l'ho scritto io antipatica di una speaker
:-)))))))))
mi sorprendi ogni giorno di più!!!...emozionante e interessante...il continuo??? Grazia
RispondiEliminaIn giornata lo pubblico :-)
RispondiEliminaE' uno dei tuoi scritti che adoro di più...non finirei mai leggerlo!!!
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