5 lug 2010

DA CRISALIDE A FARFALLA - Prima parte



Vivere per tre anni nello stesso luogo, frequentendone i punti di aggregazione, ti porta inevitabilmente a diventarne parte, seppur marginalmente perchè "straniero". Una comunità, anche se formata da persone chiuse, abitanti di un piccolo centro, di una piccola provincia del sud Italia, alla fin fine accetta l'intruso, se esso non è invadente e rispettoso degli usi e costumi.
Con il trascorrere del tempo si viene inevitabilmente a conoscenza del passato e del presente che riguarda le persone che nel frattempo frequenti e se ne condividono quindi i dolori e le gioie. Quando poi ci si deve giocoforza separare da chi si è frequentato con piacere per tutto questo tempo, il momento del commiato è sempre molto doloroso. Sabato ho dovuto vivere uno di questi momenti.
Ho avuto il piacere di salutare quella che in questi anni è diventata una coppia felice, un nucleo familiare che è diventato tale in questi anni sfidando il mondo che li circonda e raggiungendo lo status di tranquillità e serenità che meritano e che al raggiungimento dei quali in piccolissima parte ho contribuito anche io. Un passaggio che con un'ardita metafora ho raffigurato come quello di una crisalide che si trasforma in un splendida farfalla.
Però come sempre succede, soprattuto quando non tutti remano nella stessa direzione, ci sono stati anche dei momenti meno felici. In uno di essi ho scritto la poesia che segue e che qui non è mai stata pubblicata, lo faccio oggi a mo di esorcismo, quasi una sorta di simulacro del passato dolore da bruciare sull'altare dell'odierna serenità.
Continuo a brindare alla felicità di G & G, così come abbiamo fatto in maniera conviviale sabato scorso, che duri per sempre ragazzi.




GUARDANDO IN TE

Lente, calde, luccicanti scendevano le lacrime lungo il tuo viso.

Le ho viste, mentre pian piano scavavano delle profonde ferite sul volto,
immense come solchi,
facendomi sentire impotente di fronte al tuo dolore,
mi hai stracciato il cuore, inerme di fronte al tuo supplizio.

Debole e indifesa, inutilmente punita da una vita fatta di solitudine,
sei disarmata e come un vascello perso nel vento,
speri in un po’ di bonaccia, per riparare in un porto sicuro.

E mentre aspetti l’uomo che verrà, speri che sia quello in grado
di farti di nuovo battere il cuore per amore,
quell’amore perso nel tempo,
rubato da chi non è più al tuo fianco.

Disperdi in pegno, al vento che ti porta lontano,
queste perle di dolore, cerca di sorridere alla vita,
le tue labbra socchiuse, sanno essere calde come il sole di primavera
e forse si scontreranno con chi merita di viverti
per uno, dieci, cento anni,
regalandoti quella felicità,
che aspetta solo di essere vissuta.



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2 commenti:

  1. TRATTO DA FACEBOOK

    ciò che ho letto oggi mi ha lasciato senza parole.... sappi che vogliamo continuare a sognare, anzi no che dico, a vivere i nostri dieci, venti, cento anni, insieme alle tue dolci carezze.Grazie, grazie, di vero cuore ti vogliamo tanto bene....3G

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