10 lug 2012

IL VECCHIO E IL MARE











Spesso, quando mi sento stanco, mi volto indietrro, guardo la mia lisca di pesce, cerco di ricordare il perchè di tanta stanchezza e allora anche io vado a dormire. 

Soddisfatto.


Quando entrò nel piccolo porto le luci della Terrazza erano spente e il vecchio sapeva che tutti erano a letto. La brezza aveva continuato ad alzarsi, e ora soffiava forte. Però il porto era tranquillo e il vecchio approdò nel piccolo tratto di pietre sotto gli scogli. Non c'era nessuno ad aiutarlo, cosi issò la barca meglio che potè. Poi scese e la legò a uno scoglio.

Disarmò l'albero e serrò la vela e la legò. Poi si mise in spalla l'albero e si avviò verso la salita. Fu allora che capì la profondità della sua stanchezza. Si fermò un momento e si voltò a guardare e vide alla luce delle lampade sulla strada la grande coda del pesce, che sorgeva ritta dietro alla poppa della barca. Vide la bianca linea nuda della colonna vertebrale e la massa scura della testa col rostro sporgente e tutta la nudità in mezzo.
Riprese la salita e giunto in cima cadde e rimase un momento disteso con l'albero sulla spalla. Cercò di alzarsi. Ma era troppo difficile, e rimase lì seduto con l'albero sulla spalla e guardò la strada. Sull'altro lato della strada passò un gatto a fare gli affari suoi e il vecchio lo guardò. Poi guardò soltanto la strada.

Alla fine posò l'albero a terra e si alzò. Raccolse l'albero e se lo mise in spalla e si avviò per la strada. Dovette sedere cinque volte prima di arrivare alla sua capanna.

Nella capanna appoggiò l'albero alla parete. Nel buio trovò una bottiglia d'acqua e bevve un sorso. Poi si distese sul letto. Si tirò la coperta sulle spalle e poi sulla schiena e sulle gambe e dormì a faccia in giù sui giornali con le braccia tese e le palme delle mani girate.



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