Io ho da sempre un approccio molto
particolare verso questa pellicola, qualcosa che si rinnova ogni volta che mi
pongo alla visione de l’ultimo Samurai,
perché questo film rappresenta in maniera visuale una parte importante della
mia esistenza, quella in cui mi sono formato, quel periodo della mia vita in
cui ho gettato le basi per l’uomo che sono poi diventato.
Nelle due ore e spiccioli di pellicola,
riesco di nuovo ad assaporare il trasporto che ho provato per tutto ciò che è oriente,
per la sua disciplina e per le arti marziali. Riesco ad emozionarmi per una
storia d’amore appena accennata, senza dimenticare infine che nel complesso
sono tratteggiati egregiamente i temi dell’integrazione, della poesia, dell'onore
ed il rispetto di quell'amicizia vera che
può nascere anche tra esseri all’apparenza diversi, ma in realtà identici.
E’ davvero un film completo, scritto con
cura e amore.
La mia persistente partecipazione emotiva,
nasce dal fatto che oltre alla bellezza della trama, essa è stata davvero ben scritta
dagli sceneggiatori e la dovizia di particolari sono funzionali alla creazione
della Storia.
Il film ci mostra in maniera semplice quel
lato romantico che permeava gran parte dei samurai, intrisi di uno smisurato
senso del rispetto, che riversavano in ogni ambito della loro vita, sino al
punto di essere certi non avere nemici, ma solo avversari, sottigliezza, che in
tempi di odiatori seriali, andrebbe spiegata per bene.
Tutto questo senso dell’onore, che
provavano verso se stessi e agli altri, era
dovuto anche alla loro percezione del futuro, visto che avendo superato i
confini che ci pone di fronte l’idea stessa della morte, si ponevano di fronte ad
ogni respiro come se fosse sempre l’ultimo e godendone sino in fondo.
Il film racconta inoltre di come si
svolgeva la vita nel medioevo giapponese e gli attori sono stati tutti perfetti
nel calarsi all’interno della loro parte.
Ho rivisto spesso questa pellicola, quasi
sempre da solo, perché da sempre quando guardo un film mi estraneo e in questo
caso in particolare, cerco anche di vivere ogni attimo della storia sulla mia
pelle, provando maggiore coinvolgimento rispetto al solito film, anche perché
avendo letto, studiato ed amato quel mondo, che non è mai stato il mio, una
sorta di malinconia mi rapisce e mi regala emozioni intense.
Ogni scena, come scrivevo prima, è stata
curata in ogni singolo dettaglio, dall’uso della Katana ai vari cerimoniali
imperiali sono pochi gli errori che saltano agli occhi di chi sa cosa vedere.
Devo però ammettere che le scene di guerra meritano una citazione a parte. Esse
sono drammaticamente stupende, girate in modo tale da sentirsi quasi immersi
nella battaglia, si ha quasi l'impressione di essere nel bel mezzo dell'azione,
di sentire l’odore del sangue misto alla polvere da sparo, quasi circondati da
migliaia di pallottole. Un coinvolgimento così intenso che a volta si ha
quasi la voglia di essere lì e di volere in qualche modo in grado di proteggere
Kazumoto, che sta morendo sotto i colpi dell’artiglieria nemica, ma che poi non
dovrebbe essere tale,
Quando un film entra in maniera così
prepotente nello spettatore, a tal punto da farlo sentire partecipe delle scene,
vuol dire soltanto che è stato davvero ben girato.
Vi consiglio di recuperarlo, se non lo
avete mai visto o di rivederlo, in pace, al buio e forse potreste capire
qualcosa di più, di chi scrive sulle pagine di questo blog.
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