19 mar 2009

19 MARZO


Ho scritto molto nei giorni scorsi. Ho ho cercato con questo mezzo di liberarmi della rabbia che covavo verso chi, proprio una settimana fa mi ha fatto del male e poi ha deliberatamente reiterato fino a domenica. Ho messo giù parole cariche di delusione, ispiratemi da chi poteva aiutarmi in un momento così delicato e invece ha preferito defilarsi, nascondendosi dietro un moto di puerile presunzione, nato per un banale disguido. E' stato tutto inutile, i segni lasciati all'anima erano molto più gravi di quelli che hanno tentato di infliggere al corpo.
Chi mi ha "frequentato" in questi giorni, sa che ho riprovato ad alzarmi, ma ogni tanto la testa partiva per conto suo e vagava chissà dove.
Ho tentato davvero, con tutte le mie forze, di buttare fuori l'amaro fattomi ingurgitare a forza da chi ha un posto speciale nella mia vita. Credevo che la scrittura che avevo sempre utilizzato come catarsi potesse ancora essermi utile, avevo sbagliato. E' bastato invece leggere, leggere un piccolo pezzo di carta, uno di quelli per appunti veloci, gli auguri di mia figlia per la festa del papà. Niente di eccezionale dal punto di vista letterario, ma di grande valore affettivo, la vicinanza che chiedevo è ovviamente venuta da chi poteva darmela e non da chi speravo potesse fornirmela.
Devo farmi una ragione del fatto che le persone non ti vedono per quello che sei, ma per come vogliono vederti. La vita è questa, non ci sono santi che tengano e può essere chiunque, anche una donna che hai amato e con cui hai sperato di condividere qualcosa di forte. Siamo tutti così chiusi e convinti di essere insuperabilmente i migliori che ci scocciamo di "ascoltare" il prossimo, gli abbiamo già messo i nostri vestiti addosso, punto e basta.
Ecco, il bigliettino semplice di mia figlia mi ha dato una speranza, anche se con lei ho avuto difficoltà oggettive per colpa mia, adesso che ho la possibilità di dimostrarle quotidianamente che l'amo, vengo ricambiato. Ora può essere che si sia sentita nel dovere di scrivermi qualcosa, ma lo ha fatto, ha superato la sua endemica indolenza e mi ha scritto un bigliettino che ho avuto stamattina e per me rappresenta la speranza che amando come amo lei, comportandomi con gli altri come faccio con lei, potrò alla fine trovare qualcuno speciale, anche solo per parlare quando nei momenti in difficoltà.
Ho sempre avuto remore ad aprirmi, credo di esserci riuscito solo con un paio di persone in 40 anni, sbagliando peraltro soggetti a quanto pare. Forse qualcun altro esiste li fuori che potrà valere la mia stima, ma ci vorrà pazienza.
Vorrei anche usare questo mezzo per ringraziare chi mi è stato vicino, chi mi ha parlato e fatto parlare, chi si è avvicinato anche solo per significarmi di nuovo il suo affetto, grazie davvero di cuore, il vostro conforto mi è servito e mi servirà ancora. Ho fatto il primo passo, quello fondamentale per riprendere a correre.
Chi invece ha continuato a trattarmi in questo periodo con distacco e indifferenza, immaginando chissà che (quanto inutile spreco di attività celebrale), chi non ha capito il momento difficile e ha anzi infierito, può essere ben certo che la messe darà un raccolto abbondante. Siete perdonati, se può valere per il vostro presuntuoso modo di vivere, nessun rancore sia ben chiaro, ma con questa vicenda ho compreso quanto siete piccoli e incapaci di vedere oltre il vostro naso.
Miseri e meschini, vi auguro di trovare sempre qualcuno che vi aiuti quando ne avrete bisogno, è brutto trovare muri e diffidenze quando si ha bisogno di conforto.