25 feb 2009

IL PICCOLO PRINCIPE


Oggi ha inizio per chi è credente la quaresima, periodo di riflessione che ci occorre per arrivare pronti nello spirito alla Santa Pasqua. Non so se però ha senso parlare di spiritualità, del proprio rapporto con Dio, sarebbe sempre e comunque incompleto richiedendo tantissimo tempo, spazio e decisamente diverse modalità di espressione.
E allora, per darti qualche spunto di riflessione, ti propongo delle frasi estratte da un libro, "il piccolo principe", da cui per almeno 15 anni mi sono tenuto a debita distanza, ma che ho letto nelle ultime settimane, poco alla volta, centellinandolo, come a prolungarne il piacere della lettura e il dolore che mi arrecava nello stesso tempo.
Lette così possono sembrare parole semplici, ma "vissute" nel contesto del libro sono di forte impatto emotivo e sai alla fine oltre ad aiutare a vedere il mondo in modo diverso, potebbe servire a comprendere se stessi ed accettare il prossimo, con tutte quelle che vediamo come le sue spine.

MUSICA DI SOTTOFONDO:

MOON RIVER - Henry Mancini tratta dal film "colazione da Tiffany" (vedi anche box a lato)

http://www.youtube.com/watch?v=zLr48udsw-k

I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.

Tu diventi responsabile di ciò che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa.

Tutti i grandi sono stati bambini una volta
(Ma pochi di essi se ne ricordano.)

Che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile.

Amare non vuol dire guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione


OGNI TANTO GUARDO IL CIELO E MI CHIEDO, LA PECORA AVRA' MANGIATO O NO LA ROSA?

1 commento:

  1. "Addio", disse al fiore.
    Ma il fiore non rispose.
    "Addio", ripeté.
    Il fiore tossì. Ma non era perché fosse raffreddato.
    "Sono stato uno sciocco", disse finalmente, "scusami, e cerca di essere felice".
    Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro per aria. Non capiva quella calma dolcezza.
    "Ma si, ti voglio bene", disse il fiore, "e tu non l'hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio più".
    "Ma il vento"
    "Non sono cosi raffreddato. L'aria fresca della notte mi farà bene. Sono un fiore".
    "Ma le bestie"
    "Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle. Se no chi verrà a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli".
    E mostrava ingenuamente le sue quattro spine. Poi continuo:
    "Non indugiare cosi, è irritante. Hai deciso di partire e allora vattene".
    Perché non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore cosi orgoglioso.

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