28 mar 2009

ON THE ROAD - Parte 2

Continua il viaggio, anche se è necessario precisare che quello che leggerai di seguito non è proprio della situazione che ho descritto nella prima parte, ma è un discorso che ho poi ampliato, coinvolgendo situazioni simili. Dallo specifico mi sono quindi allargato per analizzare il generale. Ritengo questa precisazione necessaria per far comprendere che non è vestito su misura, come un abito sartoriale, ma un qualcosa che coinvolge tutti, me per primo. Infine ti comunico che completerò on the road con una chiosa particolare, una parte 3 imprevista, ma obbligatoria per dare una risposta a delle critiche ripetutemi da più persone in questi giorni.


E mentre le gomme continuavano a macinare la strada, sentendo il dolore di chi era mia “compagna di viaggio”, mi è venuto spontaneo chiedermi quante volte nel corso della nostra esistenza, abbiamo ritenuto la vita ingiusta, perché sentiamo i segni che una sofferenza ha lasciato sulla nostra anima? Vivere il dolore fisico o dell'anima, vederlo dipingere sul volto di chi ci é affianco é un qualcosa a cui la mia generazione non é stata abituata. Credo che siamo la prima in assoluto da che mondo é mondo. Vuoi per colpa del nostro tempo o non so dei contesti nei quali siamo cresciuti, ma a noi non sono stati forniti i “mezzi” le “informazioni” utili per contrastare adeguatamente le difficoltà.

Ci infastidisce vedere la povertà, la fame, le malattie, non riusciamo a reagire in maniera pronta e adeguata quando qualcosa non procede secondo i nostri desideri o comunque rompe gli schemi mentali a cui ci siamo abituati, direi pure che siamo assuefatti. Il dolore ci porta spesso ad avere anche degli atteggiamenti lontanissimi dal nostro carattere. I forti si ritrovano deboli di colpo, i buoni sanno essere cinici all'occorrenza, quasi sempre la difficoltà ci spinge a delle reazioni inusitate.

E’ strano sai, come esseri viventi sappiamo che dobbiamo combattere sin dal nostro concepimento, quando tra migliaia di nostri simili ci siamo fatti largo per fecondare quell'uovo che poi ci avrebbe portato alla luce. La lotta, la voglia di superare le avversità per vedere di che pasta sarà fatto il domani dovrebbero essere insite nel nostro DNA, eppure ci avvitiamo su noi stessi davanti al primo ostacolo, l’affermazione classica è “questa cosa non farà più parte della mia vita”, mi sono sempre chiesto che senso ha?

Se un po’ ci ragioniamo su, la sofferenza è stata la molla che più di altre ha spinto il genere umano a migliorarsi. Ogni qualvolta ci troviamo di fronte a qualche impedimento, aguzziamo l'ingegno e cerchiamo un’alternativa o una miglioria e questo è successo in tutti i settori della vita, dagli albori dell’umanità a oggi. Pensa navigante alla nostra quotidianità e perché è giunta a noi così? Qualcuno ha patito e si é ingegnato per evitare il ripetersi di una sofferenza. Dagli abiti, ai mezzi di trasporto, dal comfort domestico alla tecnologia, tutto ciò che abbiamo nasce dalla sofferenza che qualcuno ha vissuto e che poi si è industriato per superare.

Quindi a mente lucida, una volta superato il primo attimo di sbattimento, dovremmo quasi essere grati agli imprevisti, ci forniscono degli elementi per evitare in futuro il ripetersi di certi errori. Il negarsi quindi a priori delle emozioni, solo perché potrebbero riservare dei momenti di difficoltà è da codardi, è un volersi nascondere di fronte alla vita.

Nella cacciata dall’EDEN, l’ammonimento principe fu che la sofferenza avrebbe accompagnato l’esistenza dell’uomo e della donna, poi abbiamo inventato i trattori con aria condizionata e stereo dolby surround per lavorare la terra, l’epidurale per partorire come se fossimo a una gita scolastica, ma sono convinto che dovremmo sempre tener presente che è la felicità quella fuggevole, la sofferenza è e sarà una costante del nostro quotidiano, ed è tenendo presente queste cose che dobbiamo iniziare il nuovo giorno, ogni giorno.

Ecco, come ho scritto nella parte 1, la condivisione del dolore con qualcun altro, la fiducia nelle parole di chi ti è affianco e lo fa senza nessun interesse, potrebbe essere un modo per risollevarsi più velocemente, ma dobbiamo essere certi che ci saranno nuove ricadute, nuovi patimenti, quelli non ce le toglierà nessuno, eppure non vedo il dolore come un motivo valido per non affrontare con gioia quella fantastica e irripetibile esperienza che è la vita.

CONTINUA...................

2 commenti:

  1. Un piccolo appunto. Carissimo guardiano la prossima volta che devi farti estrarre un dente, fallo senza anestesia, sai una volta le estrazioni li facevano i barbieri e senza anestesia...provaci !!

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  2. bella ,speaker! Era tanto che non ridevo di gusto, il Guardiano se l'è proprio meritata! Così impara anche a dire "mi piacciono le donne incinte"!!
    Parto naturale podalico senza epidurale!!!
    Scusa Guardiano, ma oggi incomincio a non sopportati più, lo sai,vero?
    Ti ho "fuori dagli occhi"
    Con tanto affetto Chicca

    RispondiElimina

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