9 nov 2010

AMICO




Predisporsi per arrivare in anticipo agli appuntamenti offre sempre l'opportunità di poter rallentare i propri ritmi o di rubare del tempo a un impegno che avrà luogo dopo un po', quindi pratica ci si crea un po' di spazio temporale per se stessi. Questo è ovviamente molto più semplice di prima mattina, quando non si è soggetti agli altrui ritardi, quando le attese invane non si accumulano, quando alla fine dei conti l'incontro è con se stessi presso il luogo di lavoro.

Ed è così che ieri mattina, svegliatomi oltretutto con un'ora di anticipo rispetto al mio normale orario (ho messo su l'unica sveglia che non avevo riportato un'ora indietro), dopo aver perso tempo per casa ed essermi preparato con tutta la comodità di questo mondo, mi sono recato al lavoro. Come al solito mi fermo al bar per un caffè e per una serie di coincidenze faccio meno chiacchiere del solito con il barista. Cambio quindi il tratto di strada per recarmi al lavoro, così tanto per allungare un po' il brodo e in prossimità dell'ufficio parte la canzone che ho messo di seguito e scatta l'emozione o forse solo l'embolo del lunedì mattina. Però la voglia di cantarla a squarciagola e per intero è forte, la necessità di liberare le emozioni che erano dentro di me si fa preponderante e così mi dò al brutto canto (credetemi non sono un bel sentire).

Ora so che chi mi avrà intravisto per strada "urlare" liberamente al volante mi avrà battezzato per pazzo. Si aggiunge ad una lista infinita, non è il primo e di certo non sarà nemmeno l'ultimo, ma quanto è stato bello seguire il ritmo e lasciarsi trasportare dal testo e siccome la canzone sarebbe terminata dopo il mio arrivo, sono passato diritto davanti all'ufficio e ho fatto un altro giro per ascoltarla tutta.
Credo ne sia valsa la pena, tanto alla fine sono pur sempre arrivato in anticipo rispetto al mio solito orario, che è comunque di gran lunga in anticipo su quello che mi è "imposto".

Si ne vale sempre la pena di muoversi per tempo


P. S. Quanta invidia per Renato Zero che è stato capace di scrivere un verso come

Ma se frugando nella tua giacca scoprissi che...
Dietro il portafogli un cuore ancora c'è..

questa si che è poesia, dice tutto in due righi ed è vera e attuale pur avendo diverse decine di anni sulle spalle, forse oggi più che mai









P. P. S. I cinesi non hanno un alfabeto vero e proprio, rendono per immagini ogni sentimento o stato d'animo. Quello che vedi nella foto e l'ideogramma dell'amicizia


SAKINEH NON DEVE MORIRE


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