12 feb 2009

IL CAMORRISTA


Raffaele Cantone, Maria Antonietta Troncone, sono due nomi sconosciuti ai più, ma se li associamo a quello di Roberto Saviano, si inizia a comprendere cosa possono avere in comune queste persone. Sono alcuni degli uomini e delle donne segnati da una nostrana sharia, vivono sotto scorta, anzi come nel caso di Saviano, come ormai tutti sappiamo, non dormono due notti di seguito nello stesso letto.
Dagli ambienti giudiziari italiani,ci vengono spesso ricordate le differenze peculiari tra le varie associazioni a delinquere. La 'ndrangheta è quella con maggiore infiltrazione negli ambienti politici, la mafia è quella che fa la maggiore quantità di affari sporchi, la camorra è quella che uccide con estrema facilità, per la cronaca gli ultimi due omicidi sono di ieri (mentre sto scrivendo).
In cosa si differenzia quindi la vita dei primi due (un giudice e una pm) da quella di Saviano? il modo con cui hanno affrontato e vivono questa condanna a morte emessa da un tribunale criminale. Saviano è ormai una star, seguitissimo, presente ovunque, un front man, che sia ben chiaro fa un'opera meritoria esponendosi, ci ricorda che la camorra esiste, ma lo fa secondo me esponendosi esageratamente. I secondi vivono una vita nell'ombra, non nascosti al mondo, ma un'esistenza per nulla normale.
Questo post, nasce dopo aver letto un'intervista al giudice Cantone, parla della sua impossibilità di accompagnare il figlio allo stadio per vedere una partita del suo amatissimo napoli, di quanto possa essere per lui inadeguato scendere per strada per fare footing, della difficoltà appunto la difficoltà di una vivere fatta di scelte spontanee, di seguire l'onda di un'emozione e fare un gesto che per noi è normale, ma che invece nel loro caso dev'essere sempre sottoposto al vaglio di altri uomini, quelli della loro scorta.
Spesso di questi uomini non ci viene detto molto, ma quando succede come in questi casi, dobbiamo tenere a mente i sacrifici che fanno pur di assicurarci uno stato in cui vivere normalmente, le rinuncie a cui loro vanno incontro, affinchè il nostro quotidiano sia libero da condizionamenti di ogni tipo.
Bisogna ricordare questi uomini normali, diventati eroi per aver semplicemente fatto il loro lavoro, persone di cui noi spesso non sappiamo nulla e che quando conosciamo ci sfuggono di mente, ma come dice l'ultima immagine del video collegato a questo post "LA CAMORRA NON DIMENTICA, MAI".

6 commenti:

  1. Guarda che si tratta di uomini che semplicemente fanno il proprio lavoro, per il quale, tra l'altro, sono anche ben pagati.
    I veri eroi sono altri! Sono tutti coloro che quotidianamente si rifiutano di scendere a compromessi, coloro che denunciano il malaffare, quelli che non girano la testa dall'altra parte per non vedere; o anche, semplicemente, quanti si oppongono strenuamente a chi cerca di chiuder loro la bocca.
    E' facile demandare ai magistrati il compito di, come dici tu, "assicurarci uno stato in cui vivere normalmente, le rinuncie – rinunce!! - a cui loro vanno incontro, affinchè il nostro quotidiano sia libero da condizionamenti di ogni tipo".
    Niente di più demagogico e semplicistico, posto che il compito dei magistrati in uno Stato civile è quello di garantire la legalità (ovvero reprimere o prevenire i reati) e non quello di garantire la libertà.
    Quella, caro guardiano, parte da noi, e fintanto che c'è gente che la pensa come te, stenterà a realizzarsi pienamente.
    Quanto poi, nello specifico, al dott. Cantone e al suo vivere "una vita nell'ombra", io al tuo posto mi documenterei meglio prima di fare certe affermazioni, posto che il menzionato magistrato sa bene come accendere su di sè i riflettori....

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  2. Alcun considerazioni, ma prima una precisazione, sto completando solo ora il post perchè mentre scrivevo, una tempesta di neve si abbatteva sulla zona dove lavoro, si stavano ostruendo le strade, sono praticamente scappato via.
    Concordo con quasi tutto quello che hai scritto, hai ragione Catone, forse non sono riuscito a farmi capire, siamo noi i primi a dover intervenire e in seconda battuta i giudici, fanno solo il loro dovere.
    Sai però, che se non fosse insito nell'animo umano l'idea di trasgredire alle leggi, non ci sarebbe bisogno di applicare la giustizia. Utopia, purtroppo.
    Concordo e sottoscrivo, la camorra esiste perchè glielo consentiamo noi e il fatto stesso di averlo scritto qui, di averlo ricordato, è nel mio piccolo un segno che intendo lasciare, minuscolo, infinitesimale, ma pur sempre un segnale, scusa ma non mi ritengo nemmeno mentalmente colluso con la camorra, ne nei gesti ne nei fatti.
    Infine, non conosco la storia personale del dott. Cantone, mai ne avevo sentito parlare e leggere su una rivista la sua bella intervista, mi ha ispirato il post, sarò più attento in futuro e mi documenterò meglio, grazie di questa segnalazione.
    Grazie anche per aver scritto un lungo e illuminante commento, è questo lo spirito che mi auguro tutti coloro che seguono questo blog avranno anche in futuro

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  3. Nessuno ti ha mai parlato dell'imperativo categorico kantiano? o del demone socratico?
    Ah...poveri noi...quasi quasi è preferibile la censura...

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