25 gen 2011

PETALI






Mi capita spesso di chiedermi come possono nascere "certe storie"? Qual'è l'ispirazione capace di far brillare la scintilla creativa di un autore? Soprattuto, da quale parte nascosta della natura umana possono venir fuori racconti a tratti coinvolgenti a tal punto da sentirli sulla pelle?

Sono convinto che l'ispirazione non è un'idea intorno alla quale bisogna "
lavorare" per far nascere una storia, ma è uno stato d'animo che viene colpito, folgorato da un dettaglio, che improvvisamente si fa luce dentro e fuori chi ne rimane folgorato.

Il bello è che ti rendi conto che poi essa prende vita da se e chi gliela regala ha solo la fortuna di essere ricettivo e capace di trasmettere la propria sensibilità al mondo. Un autore non crea nulla, la storia era già li per conto suo, è fantasia che diviene solidità, è un attimo che si fa eterno o forse semplicemente ci si illude che sia così.


Ti racconto il mio ultimo volo fantastico.............




Non dovevo essere lì, in quel momento potevo essere ovunque al mondo, ma di certo quello non era il mio posto in quel momento. Però ho la fortuna di poter gestire i tempi e i modi del mio lavoro, condizioni che mi permettono di rendere flessibili anche le più rigide delle regole all'occorrenza e poi avevo bisogno di un attimo di riposo.
La febbre era comunque alta già da un paio di giorni e avevo l'obbligo di fermarmi e capire che ero giunto al capolinea delle mie forze.

L'auto l'ho fermata al solito posto. Per fortuna che in una piccola città come questa, alle 2 del pomeriggio hai la certezza che esiste sempre uno spazio sufficientemente largo per parcheggiare l'auto.

Ci sarà come sempre un breve tratto di strada da percorrere a piedi, insomma dai 50 metri non hanno mai ucciso nessuno, nemmeno chi ha la febbre alta (sto formulando troppo spesso in questi giorni questo pensiero e ne consegue che mi sto trascurando un pò troppo, mi sa di si).
Cinquanta metri da fare, rannicchiato quasi rinchiuso nel mio giubbino, con la sciarpa ben avvolta intorno al collo e il cappello di lana calato sulla testa. In queste condizioni ce la potrei fare persino al polo, basta solo che rimango concentrato e non mi distraggo, la forza per arrivare al cancello dell'ufficio è dentro di me, da qualche parte.


Ed è così, che camminando a testa bassa, rintanato nei miei pensieri, l'ho visto.


Non sembrava semplicemente caduto per terra, ma l'impressione netta che ho "sentito" provenire da esso era che vi fosse stato gettato, come se la donna a cui fosse stato regalato lo avesse rifiutato e a mò di estremo segno di dispregio lo avesse anche scaravantato per terra.


Un paio di boccioli si erano staccati dal gambo.
Qualche petalo svolazzava tutto intorno al fascio, come rosse lacrime disperse nel vento. Il resto era solo il ricordo del bel mazzo di rose rosse che qualche innamorato aveva cercato di regalare, forse per farsi perdonare chissà quale nefandezza.


Il vuoto si è fatto spazio dentro di me, perchè subito sono partite le domande ovvie.
Chissà quale storia d'amore tormentata si nascondeva dietro quel gesto? Quale disperazione poteva portare un uomo a regalare delle rose rosse, alla ricerca di un improbabile perdono e soprattuto quale dolore si nascondeva dietro un rifiuto così netto, drastico e definitivo?


Subito le immagini si sono accavallate, il tutto in un solo attimo.
Un flashback fatto di due sconosciuti che si conoscono, si piacciono, si amano e poi per un disguido o forse per un capriccio si allontanano. Lui, che rinsavito, si rende conto di quanto ha sbagliato o che semplicemente non può fare a meno di lei e cerca così di riavvicinarsi, con un gesto d'altri tempi, portandondole in omaggio una composizione di rose rosse.

Niente da fare.


Ho condiviso il dolore di entrambi in quel momento.
Quello di lei ferita e delusa, quello di lui frustrato dall'insuccesso e incapace di immaginare una nuova idea per sbloccare la situazione e intanto il vento che soffiava gelido, iniziava a disperdere tutto intorno anche gli altri petali di rosa, in una danza che aveva un non so che di spettrale.........



Cinquanta metri, non di più, un fascio di fiori caduti per terra e la mia fantasia che crea una storia dove probabilmente bisognava registrare semplicemente un fattorino maldestro.

L'ispirazione è anche questo, la capacità di liberare i sogni o gli incubi, lasciandogli la possibilità di prendere vita, fosse anche solo per un volo pindarico o lo sfogo febbrile di un inguaribile romantico.




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4 commenti:

  1. Piaciuta...:-))))
    la febbre ti fà bene.....
    nonnina

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  2. Chissa magari erano lì per te , un ammiratrice segreta che all'ultimo minuto nn ha avuto il coraggio di donartele, le ha lasciate cadere ed è corsa via !!!! smack...

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  3. NONNINA

    E io che speravo di essere bravo anche senza febbre :-))

    SPEAKER

    A me lanciano cesti di frutta, marcia ...........

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  4. TRATTO DA FACEBOOK

    Nina Cattano

    'hai scatenato la fantasia prendendo spunto da un mazzo di fiori caduto,buttato o scaraventato sulla strada.Potrebbe avere una storia banalissima dovuta al caso oppure una grande storia d'amore su cui poterci costruire un romanzo emozionante; se sei ottimista ci costruici sopra una storia d'amore,ma se sei pessimista lo puoi attribuire alla casuale caduta dei fiori da un corteo funebre......io preferisco essere ottimista come te amico GUARDIANO .''

    RispondiElimina

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