17 mar 2011

LUNGO LA NOTTE - Capitolo 6




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CAPITOLO 6

Questa volta il trasferimento fu un po' più leggero.

Aveva preso confidenza con quell'uomo o meglio si sentiva in sintonia con lui. Le note che uscivano dal suo lettore le stavano deliziando l'udito e peraltro l'avevano aiutata a rilassarsi, adesso era davvero molto più tranquilla di quanto non avrebbe mai creduto fosse possibile in una circostanza simile.
D'altronde,  se analizzava serenamente la situazione, ne veniva fuori che a notte fonda, era in giro con un uomo che fino a qualche ora prima le era del tutto sconosciuto e stava incontrando dei tipi dai quali si sarebbe tenuta lontano. Inconcepibile per lei, molto attenta e selettiva nei confronti delle persone.

Aveva imparato molte cose nell'arco di così poco tempo da esserne davvero stupita, ma soprattutto aveva capito che i pregiudizi servono a poco.

D'un tratto le aveva chiesto di fermare l'auto nei pressi di una abitazione, che normalmente avrebbe catalogato come un casolare. Un fabbricato mantenuto decentemente, dove nulla spiccava, ma che si vedeva che c'era un minimo di attenzione.
Poche luci illuminvano un viottolo che arrivava fino al portone d'ingresso. La recinzione era stata verniciata da poco, ma da mani inesperte, scorgeva anche al buio delle traccie di ruggine sotto lo strato di smalto. L'erba del giardino veniva su a ciuffi e per questo non sapeva se dare la colpa alla stagione o all'inesperienza dello pseudo giardiniere.

Scesero dall'auto e si incamminarono, ma vide dei capannelli di persone, 2 gruppi di 4 o 5 uomini che le misero un po' di paura. Istintivamente rallentò prima e poi si fermò, dissimulando il suo smarrimento con una domanda

"Come fai a conoscere bene la vita di così tante persone?"
"Oggi tutti  pensiamo che gli uomini e le donne necessitano di qualcuno che li ascolti, io sono convinto che tutti abbiamo bisogno di parlare con qualcuno che ci presti attenzione, che sia realmente interessato a quello che gli raccontiamo.
Spesso, quando ci parlano, ci distraiamo e il nostro interlocutore, se ti sta rendendo parte di un suo problema, se ne accorge. Quando invece ti interessi e regali il tuo tempo a chi hai di fronte, non perché lo senti come un obbligo,  ma perché quella persona per te è importante, ecco in quel momento non conquisti solo la fiducia, ma anche il cuore di chi ti parla e questo non lo impari da nessuno. E' una questione di sensibilità, ci si nasce.
Qualcuno lo definisce un dono, io spesso ho pensato fosse una maledizione.
Però adesso andiamo, vorrei farti incontrare una persona"
"Allora chi andiamo ad ascoltare adesso?"
"Nessuno, qui di solito sono io che parlo"
Don Giulio è uno di quelli che non diventa prete, lui ci è nato. Uno di quegli uomini in grado di farti fare pace con la Chiesa, intesa come istituzione.
Incontrerai un uomo davvero straordinario."

Rassicurata dalle sue parole ripresero il cammino, incuranti delle urla che provenivano da quegli assembramenti, ad un trattò però gli sentì dire ad alta voce

"Padre perdonami perché ho molto peccato"

Si aspettava la solita risposta a tono, ma venne delusa

"Eh no, anche tu qui questa notte no. Non ti reggo affatto se sei venuto per dare fastidio, presidente"
"Brutta notte Giulio?

E qui si accorse che era diventato fraterno il modo che aveva usato per porsi nei confronti di  quell'uomo, che si erano trovati davanti all'improvviso, ma che lui di sicuro aveva scorto in precedenza.

"Pessima. Come ben sai, mancano alcuni dei ragazzi che stanno preparando gli esami ed è scoppiata la solita rissa tra poveri. Ne stava venendo fuori un putiferio.
E' incredibile, come questa gente riesce a mantenere vivo il proprio fanatismo religioso anche in condizioni di estremo disagio. Se poi, solo penso, che ognuno di loro darebbe la sua vita per farmi saltare in aria insieme ai miei fedeli quando dico messa, mi chiedo chi me lo fa fare?"
"E' la tua indole Giulio, sei venuto al mondo così. Hai bisogno di aiuto?"
"No grazie, sarai di sicuro stanco e domani hai degli obblighi a cui spero non ti sottrarrai oltretutto vedo che sei in compagnia.
Cos'è hai deciso di mettere la testa a posto e senza dirmi niente prima?"
"Di la verità, ti piacerebbe? Così non verrei più a romperti l'anima a quest'ora di notte"
"Non è quasi il momento che lo fai questo buon proposito, mi lasci finalmente operare in pace. Che te ne  dici?"
"Chi di speranza vive.....
Tieni pretonzolo, fai il bravo. Mangia questa, che lo chef vuole un tuo giudizio"

E dallo zaino tirò fuori un contenitore di alluminio, con dentro un pezzo di quella torta mimosa che aveva mangiato anche lei qualche ora prima.  Se solo ci pensava, era ormai una vita fa.

"Vedi, quest'uomo potrebbe essere santificato vivo, se non fosse che pecca di gola e credimi, ha un senso del gusto fuori dall'ordinario. Ha dell'incredibile"
"Non esagerare con i commenti. Comunque porta i miei complimenti allo chef, la crema pasticciera è straordinaria.
Lei signorina come l'ha trovata?"

"Come fa a sapere che l'ho mangiata?"
"Vediamo. Lui è vestito da cerimonia quindi vuol dire che ha lavorato, d'altronde era l'8 marzo e come avrebbero fatto senza di lui al ristorante?. Lei è vestita a festa, quindi probabilmente vi siete incontrati nel locale, questo losco figuro l'ha in qualche modo ammaliata e lei è sulla cattiva strada.
Scappi finchè è in tempo, potrebbe anche mostrarle la sua collezione di fumetti. Di una noia mortale"
"Eccone un altro e con te ho fatto il pieno.
Losco figuro e noioso, ancora proprio da te non me l'aspettavo"
"Ti conosco da quando facevamo ancora la pipì nel pannolino, siamo cresciuti insieme. Probabilmente sono a conoscenza di tutta la tua vita e non sono costretto nemmeno al silenzio che mi viene imposto dal sacramento della confessione, quindi credimi sei un losco figuro e noioso"

Si sorrisero come due fratelli, come due persone che si vogliono bene, ma non per convenzione, ma convinti di avere di fronte una parte importante della propria esistenza.
Invidiò quel rapporto, lei non aveva mai avuto un'amica così fidata.

"Signorina, lei crede in Dio?"
"A modo mio"
"Mi permetta, ma non esiste credere a modo proprio. O si ha la fede e la si esplicita, oppure si è ligi alle leggi dello stato e di tanto in tanto ascoltiamo quella vocina interiore che tutti abbiamo. Di solito succede quando ci fa comodo prendercela con qualcun altro per le cose che non capiamo"
"Don Giulio, io sono certa che Dio ci ha creato, ma mi è difficile credere che si ricordi di noi visto tutto il male che ci circonda, le cose orribili che succedono al mondo"
"Si chiamano prove. Sarebbe facile credere in Dio se fossimo esauditi in tutti i nostri desideri, se tutto filasse liscio, è nelle prove che si vede la vera forza della fede"

E mentre lo disse le urla alle loro spalle si alzarono di tono, gruppetti si erano fatti più numerosi e alcuni ragazzi cercavano di dividerli.

"Perdonatemi, ma devo andare di nuovo. Vi saluto qui, anche se devo dirvi che ho gradito la vostra visita e soprattutto a fetta di torta.
Presidente, ci sarai domattina? Lo sai quanto è importante per me"

"Vivi con la suspance Giulio e adesso vai che il dovere ti chiama"

Lo videro allontanarsi agitandosi e urlando in una lingua a loro sconosciuta.
Anche loro si misero in cammino e tornarono all'auto. Lo seguì sentendo dentro di se l'emozione per un incontro speciale, aveva davvero conosciuto un uomo con un carisma eccezionale.



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