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CAPITOLO 7
Adesso che non era più lei alla guida, aveva tutto il tempo che le serviva per poterlo osservare per bene.
Entrando nella macchina questa volta aveva estratto un CD dallo zaino, lo aveva inserito nel lettore e aveva messo in moto. Era assorto, attento ai catarifrangenti dei guard rail e alla strada.
I suoi occhi erano di un verde scuro, che si sposavano benissimo con la sua pelle olivastra, qualche ruga era comparsa sul volto, probabilmente dovuta alla vita intensa che faceva, di sicuro non era per niente facile. Aveva i lineamenti dolci e si era già resa conto che quando la guardava non aveva lo stesso sguardo degli altri uomini, che prima di tutto cercano di spogliarti con gli occhi, no lui la fissava cercando di carpire le espressioni, di rubarle ciò che davvero si nascondeva dietro ogni sua parola.
Era per davvero interessato a lei e la faceva sentire il centro del suo mondo mentre dialogavano. Quell'uomo non solo le piaceva, ma si era fatto strada dentro di lei, senza fare nulla di speciale, solo per il suo modo di essere.
Niente di lui lasciava trasparire al momento che potesse essere stanco, doveva essere fatto di ferro e lei aveva un paio di domande che le bruciavano dentro, appena la musica si sarebbe fermata gliele avrebbe poste.
Lui la prevenne.
" Ti domanderai che tipo di appuntamento abbiamo io e Giulio domattina e perchè mi ha chiamato presidente"
"Per la verità si, stavo per chiedertelo"
"E' una lunga storia, ma abbiamo tempo prima di arrivare a destinazione, te la racconto"
Lo disse mentre scalava le marce e svoltava in una strada alla sua destra, adesso anche lei sapeva dov'erano diretti.
"Io, Giulio e Luca Franceschi..."
"Quel Luca?"
"Si, brava, proprio lui. Te lo ricordi ancora? Ti ricordi il suo nome di battesimo?"
"Sono una donna e lui è stato di sicuro uno degli uomini più belli e affascinanti che siano mai stati in circolazione.
Ricordo chiaramente quanto clamore suscitavano le sue apparizioni televisive e quanta gente affollava i cinema solo per vederlo recitare. E' stato un mito per almeno tre generazioni femminili. Quando è sparito, per settimane non si è fatto altro che parlare di lui.
Davvero era un vostro amico?"
"E' nato qui ed è vissuto qui, anche quando gli impegni erano pressanti, non dimenticava mai di farsi una capatina da noi"
"Vero, non avevo collegato. Quanti anni sono che è sparito?"
"Tanti, ma non importa quanti siano e non chiedermi dov'è, solo io e Giulio lo sappiamo e abbiamo contatti con lui, ma nemmeno sotto tortura diremo mai dov'è.
Il fatto è, che in molto pensano che si stia godendo su qualche isolotto tutti i milioni di euro che ha guadagnato in carriera e si sbagliano.
E' stato nostro amico sin da piccolo, in pratica siamo cresciuti insieme noi tre e per noi lui non è mai stato la star, ma Luca e basta.
Poco prima che sparisse, quando aveva già programmato di farlo e tutto si era quasi compiuto, fece nascere un associazione senza scopo di lucro, ma che aveva la finalità di dare vita e gestire il sogno di Giulio, un centro di accoglienza per i senzatetto. Luca però sapeva benissimo che il nostro Don non è in grado di gestire il denaro e quindi mi chiese, anzi mi obbligò, ad accettare la presidenza a tempo pieno della fondazione, senza il mio consenso non se ne sarebbe fatto nulla e mi obbligò anche ad accettare lo stipendio per il ruolo che rivesto.
Mi dedico in pratica tutto il giorno alla nostra creatura, togliendo di dosso a Giulio tutte le incombenze burocratiche del caso. Domani abbiamo una riunione, nella quale dobbiamo decidere per un eventuale ampliamento delle attività e il mio voto è decisivo per le aspettative di Giulio"
"E il lavoro al ristorante?"
"Quello è uno svago, come ti avevo accennato, una sorta di valvola di sfogo.
Mi immergo tra la gente serena, che è a cena per divertirsi e così cerco di dimenticare la sofferenza dipinta sui visi degli ultimi, dei disagiati, di coloro che hanno difficoltà a mettere insieme un pasto decente al giorno."
"Quanto guadagni come maitre?"
"Niente, le mie esigenze sono coperte dal mio stipendio. Però io e il direttore abbiamo un patto. Tutto quello che sta per scadere nei frigoriferi, tutte le portate in più non consumate, vanno alla mensa della struttura, anche se sospetto che faccia cucinare sempre qualcosa oltre il necessario di proposito."
E lo disse sorridendo, certo che quel suo sospetto corrispondesse alla verità.
"La struttura ha qualcosa a che vedere con i nostri primi incontri di questa notte?"
"Si, Massimo arrivò da noi in pratica all'ultimo stadio dell'alcolismo. Distrutto dal tradimento della moglie si era rifugiato nei liquori. Da noi si è ripreso e adesso lavora di notte per poterci aiutare il pomeriggio e credimi solo chi è stato nel tunnel e ne è venuto fuori può toccare le corde giuste di chi è ancora immerso nel buio.
Lei invece, dopo la prima volta che si è venduta, uscì nella notte a cercare la morte e trovò noi. Si è ripresa, ma non ha mai voluto accettare le nostre offerte di una collaborazione remunerata, dice che quei soldi servono a ben altra causa e lei deve espiare la sua colpa.
L'unico obbligo a cui deve sottostare per avere la nostra amicizia e ti assicuro che ci tiene, è quello di lavorare nell'autogrill di Massimo, così che le telecamere di sicurezza possono controllare i numeri di targa di chi la carica a bordo, non vogliamo che le accada nulla."
Non sapeva più che dire. Immaginava che non erano stati incontri fortuiti, ma non quanta vita ci fosse dietro ognuno di essi.
Lei non aveva dei trascorsi felici e domenica sera era convinta che la quasi violenza subita era qualcosa di tremendo, ma aveva toccato con mano realtà di gran lunga peggiori rispetto alla sua.
Sapeva da sempre che in giro c'erano persone buone, adesso aveva la certezza di averne una di fianco.
La macchina rallentò e lei credette per un attimo che l'avesse condotta in paradiso, tanto era bello lo spettacolo naturale che la vista le regalava.
Era riuscito a sorprenderla per l'ennesima volta
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