18 mar 2011

LUNGO LA NOTTE - Capitolo 8





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CAPITOLO 8

Si riprese dopo un po' dallo spettacolo naturale che il mare e la luna le stavano regalando in quell'angolo di mondo che non conosceva, pur essendo nata nella zona. Si girò verso di lui e vide che aveva chiuso gli occhi, quello era il primo momento di debolezza da quando erano insieme, ed ormai erano passate più di sei ore.
Lei aveva dormito nel pomeriggio e non aveva certamente lavorato la sera, eppure lui era sempre stato lucido in una maniera impressionante, mentre lei aveva avuto bisogno di almeno un paio di caffè per restare sveglia lui era sempre stato attento a tutto ciò che succedeva.
Però la sua presunta stanchezza durò meno di un attimo, si rese conto che era perso nei suoi pensieri, assorto e la sorprese quando d'un tratto riprese il dialogo.

"Ti starai certamente chiedendo perché siamo qui"
"Veramente no, penso che anche qui incontreremo qualcuno"
"Nessuno, adesso siamo soli e aspettiamo"
"Cosa stiamo aspettando?"
"L'alba. Quante volte hai aspettato il nuovo giorno?"
"Lasciami pensare"
"Te lo dico io, quasi mai. 
Tutti conoscono il tramonto, pochi il sorgere del sole e lo sai perché? Perché costa fatica e richiede uno sforzo, sia che tu decida di alzarti presto o di non andare a dormire, devi andare incontro ad un sacrificio e noi non siamo più abituati ai sacrifici. 
Siamo una società che vive il tutto e subito, che vuole le cose e non ha la benché minima voglia di aspettare, non siamo disposti a fare nessuno sforzo per avere ciò che desideriamo. Anzi abbiamo dimenticato cos'è il desiderio, quel misto tra l'attesa dell'evento e la gioia che ci da raggiungere una meta. 
E poi diciamocelo a cosa serve vedere nascere il sole? A nulla in particolare è solo una piccola soddisfazione per gli inguaribili romantici, meglio quindi un buon letto caldo."

Era stata di nuovo spiazzata.
Quell'uomo la sorprendeva di continuo, non avrebbe mai immaginato domenica sera che il suo salvatore fosse anche in grado di pensare. Anzi, vista la ferocia con la quale aveva picchiato il disonorevole, lo aveva catalogato come una bestia.
Certo, adesso iniziava a capire perché quando aveva raccontato il misfatto alle sue amiche esse avevano iniziato a sorridere e non capiva l'insistenza con la quale le avevano imposto di ringraziarlo di persona, loro volevano che conoscesse quell'uomo particolare, lei che aveva la possibilità di avvicinarsi a lui.

Pian piano, da un punto indefinito del mare alla loro sinistra iniziò a sorgere il sole. Prima comparve un puntino luminoso, che pian piano si trasformò in una striscia dorata, poi come per incanto dove prima c'era buio, adesso era tutto luce e il sole si era ormai staccato dall'orizzonte e lei si sentì rinascere.

Quella notte era stata come una doccia per la sua anima, le aveva scrostato via di dosso le amarezze degli ultimi mesi e si sentiva rigenerata, come nuova.
Eppure non c'era stato un momento particolare, un evento che l'aveva portata al punto in cui si trovava adesso, era successo tutto pian piano e solo adesso se ne rendeva conto, lui l'aveva portata per mano fino alle soglie della tranquillità.

"Tu lo sapevi che sarebbe successo?"
"Cosa?"
"Che mi sarei sentita così, rinata"
"No. Io non so come ti senti e non potevo ovviamente pianificare le tue reazioni, ma quando ieri sera ci siamo conosciuti, ho percepito che in te stava germogliando il seme della chiusura verso il resto del mondo, verso il prossimo.
Ho solo cercato di farti vedere che ci sono vite diverse che ti scorrono affianco e tu non ne sei a conoscenza. E' vero, tu hai subito dei traumi, hai sofferto, ma sostanzialmente hai delle prospettive. Quando si è in difficoltà, chiudersi e rifiutare l'aiuto degli altri è la scelta peggiore che si possa fare. 
Capire che gli errori di qualcun altro non possono e non devono rovinare la nostra esistenza è quello il punto di svolta.
Ieri sera eri in bilico tra essere un puntino nel mondo e parte di esso. Io mi auguro solo che da adesso, la tua vita futura, sia incanalata verso la giusta direzione."

Però questa volta non la spiazzò, aveva iniziato a capire quali abissi di sensibilità albergavano nel suo animo e iniziava a farsi un'idea precisa dell'uomo che si nascondeva dietro un avatar a forma di cameriere.

Lui rimise in moto, il viaggio era finito e dovevano tornare alla loro vita di tutti giorni, al punto in cui tutto era iniziato, il parcheggio del ristorante.

"Lo sai che non mi hai detto il tuo nome? Che non mi hai chiesto nemmeno come mi chiamo"
"Certo, è stata una mia libera scelta. L'ho fatto di proposito"
"Perché?"
"Perché così puoi uscire da questa notte scegliendo di dimenticarla o di ricordarla. Sei libera di pensare che sia stato solo un incubo o un sogno. Niente ti lega a me, se non qualche ora trascorsa in mia compagnia e una che io sarò uscito da quella portiera potrai girare l'auto e decidere di non rivedermi mai più"
"Questo vuol dire che mi liquidi qui? Che non ci saranno più altre notti da passare insieme?"
"No, ho detto che sei semplicemente tu che deciderai se ci saranno altri punti di contatto tra di noi"

Erano arrivati e lui spense l'auto, si girò verso di lei e si rese conto di quanto fosse bella. In quel momento aveva l'espressione più tenera e smarrita del mondo, ebbe di nuovo la tentazione di abbracciarla, questa volta cedette, appoggiò la sua cascata di capelli sulla sua spalla e lei iniziò a piangere emozionata.

"Io non voglio ci siano altri punti di contatto tra di noi. Io voglio che tu ci sia di nuovo nelle mie notti. Ti voglio conoscere e desidero capire chi sei e come sei. Voglio parlare con te, ridere con te.
Io voglio che tu ci sia in già questa notte e per tutte le notti che verranno e che mi restano da vivere"

"Piacere, io sono Giacomo"
"Io sono Anna"

Lei si girò verso di lui, le lacrime erano finite, lo baciò.



FINE



Nel tardo pomeriggio, inizio serata, vi proporrò una piccola appendice al racconto.
Dopo potrete commentare il racconto.




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