7 set 2011

I FILM CHE AMO - Bright star




Quando mi approccio a un film, di cui ho già letto il libro da cui è tratto o ispirato, mi assale sempre l'angoscia che i miei giudizi possano essere forviati dall'idea che mi sono fatto del manoscritto, che qindi alla fine non sarò oggettivo, quando darò un giudizio. In questo caso c'era poi un altro peso che mi opprimeva, ciò che avevo letto, aveva lasciato un segno profondo dentro di me e il libro era ancora caldo del mio fiato. Avevo in pratica  terminato davvero da poco, pochissimo tempo la lettura.

Mi sono quindi posto alla visione timoroso e con la massima attenzione, ma avevo voglia di farlo. Avevo voglia di "vedere" John e Fanny e avevo poi una certezza, Jane Campion, la regista, che è una che sa davvero come si trattano i sentimenti.

Ore 22.00, premo sul taso play e parte il DVD, arrivatomi a corredo del libro. La magia ha inizio.

Se devo fare un'analisi tecnica della pellicola, devo dire che la sua forza è qualcosa di poco comune in un lungometraggio contemporaneo. Infatti il film fa della lentezza la sua forza, ma è una lentezza che ti avviluppa, ti ghermisce, che ti avvinghia e non ti lascia più andare via, nemmeno volendolo, perché il film è RECITATO.

Che affermazione strana penserai, il film è recitato, che vuol dire? Ogni film lo è. 
No, ti sbagli naufrago non è sempre così. Oggi molte pellicole si soffermano poco sugli attori e i loro volti, essi sono solo degli  elementi di corredo agli effetti speciali e per vedere un'espressione che sia degna di tale nome, spesso dobbiamo ricorrere a un cartone animato. 
Qui, invece, sul volto degli attori, si vedono dipinti i sentimenti e per goderne fino in fondo, la regista ha dato la giusta durata ad ogni scena. Questo però non vuol assolutamente dire noia, ma coinvolgimento, estraniamento da ciò che ti circonda e estasi nella storia, che vedi scorrere davanti ai tuoi occhi.

Ore 24.00 il film finisce e non ti  nascondo, che seppure conoscevo il finale, ho pregato perché fosse diverso, ho sperato che una nuova trama potesse essere possibile, che quella morte non li separasse per sempre. Ovviamente così non è stato, ma il film mi è piaciuto tremendamente.

Ore 6.00 del giorno dopo. Metto il jack delle cuffie nel mio smartphone, premo play e parte di nuovo il film. Si l'ho rivisto il giorno dopo di nuovo, nemmeno 12 ore dopo e mi ha accompagnato a tratti durante la mattinata. In pratica l'ho vivisezionato per meglio comprenderlo, per assaporare le chicche nascoste in ogni scena, per comprendere ciò che l'emozione mi aveva nascosto. 
E' stato ancora più bello della prima volta.

Ecco quindi, come un film, che ho visto domenica 29 agosto 2011 (dieci giorni fa) è entrato di diritto e, con prepotenza, tra le pellicole che non dimenticherò mai.

P. S.  Mi riservo per i prossimi giorni una nuova visione (la quarta). Sarebbe fuori luogo non farlo, in questa settimana che ho dedicato ad un amore che ha superato i confini del tempo.







E  ANCORA OGGI



SAKINEH NON DEVE MORIRE


1 commento:

  1. memo:
    distruggere lettore dvd del guardiano.

    No ragazzo 4 volte?!
    Io i film preferiti non conto le volte che li ho visti. Non ci si stanca mai, anche se li sai a memoria.
    Ma non credere che andrò a vedermi questo film a breve, mi devo disintossicare prima.

    RispondiElimina

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