15 mag 2012

QUESTIONE DI SOPRAVVIVENZA





Il tragitto è breve, ed è sempre lo stesso dal 15 settembre del 1988. 

Esco dal portone e vado subito alla mia destra, quindi percorro una cinquantina di metri per arrivare sino al marciapiede, dove inesorabilmente mi tocca fermarmi. La stretta striscia di asfalto grigio è percorsa a senso unico da un'enorme quantità di auto, sia di giorno, che di notte e siccome parliamo di un rettilineo allettante, per i pseudo piloti urbani, in pochi sono portati a rispettare i limiti di velocità. Negli anni ho visto davvero tantissimi pedoni abbattuti come birilli in un bowling impazzito, meglio evitare l'impatto.
Comunque sia quella strada ho imparato ad attraversarla da solo che avevo 10 anni, anche se lo ammetto, le presto sempre e comunque la massima attenzione, anche perché  una volta che ho superato quest'ultimo ostacolo, lui è sempre lì che mi aspetta, ad ogni ora del giorno e della notte, d'estate come d'inverno ed ho fretta di raggiungerlo. 

Eccolo di nuovo, il mio amato mare.

Immenso, maestoso, malmostoso dentro di me anche quando la sua superficie si presenta immobile ed è sempre lì che mi attende tutte le volte che torno nella mia amata città, un appuntamento irrinunciabile e immancabile, perchè sento che anche lui non sarebbe contento, se mi dimenticassi di salutarlo

Abbiamo un legame speciale noi due, un patto fatto di sangue e di salsedine, che si è creato nel momento stesso in cui è stata generata l'idea che poi ha portato a me, perchè io sono stato immaginato, creato, voluto sul suo arenile e io lui sono portato a tornare quando sono a casa. Mi serve  per rigenerarmi, per tornare con ancora più forza e vigore me stesso, per vivere di nuovo libero tutto il mio essere. 
Ed in effetti mi basta poco, sciolgo i lacci delle scarpe, sfilo i calzini, ed affondo i piedi nella sabbia umida e come per magia, dopo un solo secondo sento dentro di me scorrere il sangue più velocemente, l'adrenalina entra in circolo, ed io mi sento più vivo di quanto non lo fossi solo qualche istante prima.
E' come una sorta di orgasmo spirituale, che mi ghermisce tutte le volte ed io mi sento semplicemente meglio.

Salerno è ancora la mia casa, anche se non ci vivo più da decenni e la stretta spiaggia con la sabbia nera, che si trova nel tratto che va dal bar Marconi fino al Colombo, ha per me qualcosa di magico. 
Lì ho scambiato i miei primi baci e ho potuto apprezzare quello spettacolo naturale che è il corpo di una donnae tante altre emozioni, ivi compresa la paura, anzi no il terrore di essere scoperti. Lì ho fatto notte fonde a mangiare pizze e patatine con gli amici. Lì ho urlato fortissimo il nome della prima ragazza che mi ha lasciato, quasi a voler esorcizzare il dolore che provavo per il distacco  e pensare che era solo la prima. Lì sono tornato spesso, anche solo per potermi parlare, per potermi ascoltare. Lì sabato ho ammirato per l'ennesima volta, ma non l'ultima, quel momento speciale, che vede il sole scomparire dietro la costiera amalfitana, graffiando nel cielo l'aria con dei raggi di sole di un rosso spettacolare, dei colori che nessuna fotografia potrà mai rendere, ma che si dipingono ogni volta lungo le pareti della mia anima.

E' per me una questione di sopravvivenza tornarvi ogni volta, fossero anche solo due minuti devo esserci sempre e non mi importa nulla se il vento freddo invernale mi graffia le guance con le sue zaffate al salmastro o se il caldo estivo si fa insopportabile, io mi ci devo affacciare, devo scendere le scalette che mi portano giù fino all'arenile e riprendere il discorso da dove ci eravamo lasciati. 

Eccomi, sono di nuovo qui da te, come stai?

Questi sono momenti di cui sono estremante geloso e credo di aver permesso in tuttua la mia vita, ad una sola persona e solo per una sola volta, di condividere con me quell'istante di puro estraniamento dal mondo, facendole sentire il rumore del mare che si infrange sulla riva, bagnandomi i piedi. 

Estasi pura.

Sabato scorso, la serata era stupenda, la temperatura assolutamente perfetta, la sabbia per niente umida e come per incanto erano in pochi i ragazzi che erano rimasti a godersi il tramonto. Lì ho capito, che se in passato ho spesso sbagliato le persone a cui confidarmi o a cui lasciavo libero accesso a ciò che sono, il mare è stato davvero l'unico che si è sempre sforzato di comprendermi, cullandomi con la sua voce e se necessario rimproverandomi con le sue onde all'occorrenza.

Si, è una vera e propria questione di sopravvivenza per me ricordarmi che sono figlio di questo mare, parte integrante di esso e che di esso ho le stesse infinite sfumature e gli abissi che in pochi potranno davvero esplorare, perchè per farlo serve un sommozzatore professionista e non un sub domenicale.
Serve spirito di avventura e voglia di riuscirci, per affrontare qualcosa di così immenso, come il mio animo, azzurro e limpido, come il mare di Salerno.









7 commenti:

  1. un solo commento stringato ma col cuore:
    BENTORNATO GUARDIANO

    kiksister

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    1. Si, il guardiano, quello che sa mettere in fila 4 parole in italiano, perchè è il cuore che gliele detta, è tornato

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  2. si Salerno la Nostra città...ieri, oggi, domani...

    ciao guardiano,piccolageisha...

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  3. Leggendoti mi hai fatto cantare :-) come è profondo il mare^^^
    eh sì! chi ha vissuto il mare,
    e non solo abitato in una città di mare,
    ha necessità di tornare a 'Lui'.
    :-))

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    1. Le profondità dell'anima, sono sconosciute a chi il mare non lo ha vissuto, ma lo ha solo usato.

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  4. Bellissime immagini e bellissime emozioni...Salernitano! :-)

    RosaEmme

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