1 Settembre 2011, come promesso un mese fa, oggi riprendo in mano la penna e ricomincio a scrivere.
Non sono mai andato via dall'isola, ho sempre risposto ai commenti e sin dal primo momento in cui ho "chiuso per ferie" il blog ho pensato a come riprendere e cosa potevo scrivere per riallacciare il rapporto con voi.
Questo fino al 13 di agosto. Quel giorno ho letto la struggente storia che segue, di cui è protagonista la bimba che vedete nella foto in alto.
Siccome mi sono reso conto che la vicenda non ha avuto tutto il risalto che merita e siccome penso che se riprendo domani a propinavi le mie idiozie nessuno se ne avrà a male, ve la propongo, nella speranza che quel dolce sorriso, ovunque sia, possa essere oggi un pò più splendente.
L'articolo è tratto da Corriere.it è stato pubblicato il 13 agosto a firma di Michele Farina.
Cliccando sul link che segue, sarete collegati alla pagina web da cui l'ho copiata e vedere anche un filmato che riguarda la storia.
E' giusto che io citi li fonti, perchè i diritti di riproduzione sono riservati e già questa è una forzatura.
Spero di non ricevere nessuna denuncia, per questa mia cosciente violazione dei diritti d'autore.
In nove anni di vita Rachel Beckwith ha fatto in tempo a regalare i
suoi riccioli per ben tre volte.
La prima volta a 5 anni: in classe
aveva saputo di un'organizzazione (Locks of Love) che raccoglieva
capelli per farne parrucche da dare ai bambini malati di cancro. Rachel
non ci ha pensato due volte. Si è fatta rapare da sua madre, Samantha,
poi ha aspettato che i capelli ricrescessero. E l'ha fatto di nuovo. La
terza volta è stata il 23 luglio, il giorno della sua morte in seguito a
un incidente sull'autostrada. I genitori hanno donato gli organi di
Rachel e la sua ultima chioma.
Nove anni appena compiuti, il 12 giugno. Era stato un compleanno
speciale, anzi molto normale per una bambina come Rachel Beckwith da
Seattle, Stati Uniti. A familiari e amici aveva detto: «Anziché farmi un
regalo, donate 9 dollari alle persone che costruiscono pozzi per chi
non ha l'acqua potabile». In chiesa un giorno Rachel aveva sentito
parlare dell'emergenza idrica nel mondo e di un gruppo che si chiama
«Charity: water», una delle tante organizzazioni non governative che
raccolgono fondi per progetti umanitari legati all'acqua. E senza
pensarci troppo aveva deciso di fare qualcosa. Mettersi in mezzo. Con la
mamma aveva contattato l'ong. Dalle trecce ai rubinetti, con la stessa
filosofia molto infantile (molto pragmatica). Sul sito c'è ancora la sua
pagina: «Per piacere aiutatemi. Ai donatori manderemo le foto dei pozzi
e le coordinate geografiche tratte da Google Earth. Il mio obiettivo è
raccogliere 300 dollari».
Rachel era una bambina del suo tempo, computer e Google Earth. Si era
presa pure una cotta per il cantante Justin Bieber, l'idolo dei
giovanissimi, anche se sua madre dice che non lei osava ammetterlo.
Probabilmente avrebbe barattato un ballo con Justin (un altro sponsor di
« Charity: water») pur di raccogliere ancora un pugnetto di dollari per
la raccolta fondi di compleanno, che si era fermata poco sotto la
soglia prefissata: 280 dollari. Nei tre giorni in cui Rachel è rimasta
incosciente in un letto di ospedale - racconta Nicholas Kristof sul New
York Times - gli amici le hanno sussurrato all'orecchio che poteva
essere soddisfatta: le donazioni in suo nome avevano superato di gran
lunga i 50 mila dollari regalati dalla star Bieber. E il 25 luglio, dopo
i funerali, mamma Samantha ha scritto un post per ringraziare tutti
dell'affetto e della generosità: «I know Rachel is smiling!».
Magari sta sorridendo di come ragionano gli adulti e dei meccanismi
della celebrità online post mortem e del bambino Simon che ha mandato 5
dollari «anche se volevo dare di più ma ho solo 8 anni e questa è la mia
paghetta settimanale». O del nostro cinismo. Qualcuno dirà che è stato
l'autotreno. Se Rachel non fosse morta un sabato di fine luglio
sull'autostrada, schiacciata da un camion che ha travolto la macchina su
cui viaggiava con la famiglia ferendo mortalmente soltanto lei, forse
nessuno si sarebbe accorto della strana festa di compleanno di una
bambina della periferia di Seattle. La sua raccolta fondi per scavare
pozzi in Congo o in Bangladesh sarebbe rimasta a quota 280 e non avrebbe
sorpassato il milione di dollari. Probabilmente Kristof non avrebbe
scritto quel pezzo così ispirato in cui fa di Rachel un simbolo positivo
delle generazioni più giovani, quelle che noi «crediamo imbesuite da
Facebook» e che invece ci danno una lezione di altruismo, «in questi
tempi grami di paralisi politica in cui tutti sono assorbiti solo dai
propri interessi». Scott Harrison, il 35enne ex manager di night-club
che nel 2006 ha avuto l'illuminazione di «Charity: water», ha scritto
che Rachel ha insegnato qualcosa agli adulti, che si sono un po'
vergognati «di fronte alla generosità dimostrata da una ragazzina». Se
non ci fosse stato quell'autotreno, Rachel non avrebbe perso tempo a
dispiacersi per il mancato raggiungimento di quota 300 dollari. E
avrebbe cominciato un altro progetto, pronta a tagliarsi i capelli
ancora e ancora.
Riposa in pace, Rachel.
E ANCORA OGGI
mi sto vergognando davvero...
RispondiEliminaMolto toccante Guardiano....
RispondiEliminaTi va' il merito di averla pubblicata ... ma soprattutto quella di averla letta... perche' io... sai?... forse una notizia cosi... non mi sarei neppure fermata a leggerla...
E nel dire questo.... mi faccio schifo da sola... non credere!
Sempre di corsa... sempre centomila cose da fare.... sempre mille obiettivi da seguire.... sempre e solo il proprio orticello da bagnare.
Che vergogna... dice bene Silvietta. :(
Leggiamo le cose... ci commoviamo... siamo pronti a spaccare sin da subito il mondo con gesti di solidarieta'.... ma dopo qualche ora... gia' ci siamo dimenticati.
Beh... questa volta voglio dare il buon esempio... e comincero' dai miei figli...
Voglio spiegare loro perche' e' importante "dare"....
perche' e' giusto spendersi anche per gli altri...
perche' poi alla fine di noi non resta nulla... di tutto cio' che possediamo...
Restano i gesti... le azioni che abbiamo compiuto per gli altri... e soprattutto resta la gioia e la felicita' di chi beneficia del nostro aiuto.
E non mi sembra poco.
E tutto questo ovviamente dovro' farlo non a parole... ma con i fatti. Perche' quelli capiscono i bambini.... non le mere chiacchiere.
E lo dico in tempi non sospetti.... visto che Natale e' ancora lontano! (in genere e' li che diventiamo tutti piu' buoni... ) ;)
Grazie Guardiano... e grazie soprattutto a Rachel...
Anche oggi son riuscita a sentirmi una m....
ma va bene cosi... perche' anche questo e' un momento di crescita intellettuale. :/
Con la cenere sul capo... e in ginocchio sui ceci ardenti... ti saluto. CIAO!
Eretica
La risposta che avevo in mente per Silvietta, secondo me è valida anche per Eretica.
RispondiEliminaGli esempi nn servono per misurarci con loro, ma per crescere e migliorarci.
Rachel, ovunque è adesso, sarà contenta non per quello che ha fatto, ma per quello che ancora potrà fare per gli altri, se la portiamo nel cuore.
A proposito di Natale, sto già preparando la raccolta fondi per Unicef, con una sorpresa STRAORDINARIA, sono io che parto troppo presto o cosA?
:-))
grazie.
RispondiEliminaquanto siamo piccoli...
io non mi vergogno,io ammiro Rachel e il suo messaggio è oro per la mia vista.
RispondiEliminaHo avuto modo di aiutare tanto e quello che si può provare nel rivedere la speranza in un viso
che tu hai aiutato e unico ve lo assicuro.
Guardiamoci attorno e ascoltiamo il dolore
non è lontano da noi, è dietro l'angolo basta volerlo vedere.
Anche se è così non è detto che debba rimanere così....
nonnina
So cosa hai fatto e il risultato STRAORDINARIO a cui siete arrivati, siamo.
RispondiEliminaSono davvero orgoglioso di poter affermare, che anche io conosco una Rachel e che la ammiro.
Te.
Il mio è un piccolo omaggio a te e tutti voi, ma credo che quello più gradito, ha un nome, un cognome e un sorriso, che ancora oggi è splendente.
Siamo...giusto...maledizione lo dico sempre sarei stato un ottimo dittatore...ahahahah...ho bisogno di ridere...
RispondiEliminaio da questo blog se me lo permetti vorrei
mandare un grazie speciale a mio marito
mi è stato vicino come non mai,
e se non ci fosse stato sarei crollata,
e il sorriso di cui parli Anna, non sarebbe
stato anche merito nostro..
nonnina
La storia di quest'ultimo mese di Anna, per quello che mi è stato dato di seguire e che conosco, (ivi compresa l'attualità) spero di poterla raccontare un giorno, come splendido esempio di come l'Italia non è affatto il paese di m...a come dice chi ci governa.
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