PRIMA PUBBLICAZIONE MARZO 2011
Ho ricevuto la lettera che segue la scorsa settimana, mentre ero preso dal trip del racconto. E' stata inviata al Guardiano da una persona che sto imparando a conoscere e stimare.
Mi sono fermato a leggerla e vi invito a fare la stessa cosa, dopo vi racconto le mie reazioni.
Questa è la storia vera di una nonna/mamma Paola e di suo nipote Giovanni.
Alla sua nascita del piccolo Giovanni, i genitori si separano per una serie di difficoltà insormontabili, il neonato viene affidato dal tribunale dei minori alla nonna allora 38enne ....
Lei lo cresce con amore e lo segue a scuola, il bambino le regala tante soddisfazioni, è un bravo alunno....
Paola lavora molto, ma trova il tempo di portarlo al parco giochi e fargli coltivare le sue passioni, tra queste il calcio innanzitutto...
Paola a un certo punto della sua vita si accorge di avere un tumore, ma è una donna forte e lo sconfigge per il momento, come tutti quelli che hanno avuto a che fare con la malattia, sa che dovrà sempre fare attenzione.
Sono passati 9 anni, la mamma di Giovanni latitante fino ad allora, dopo tutto questo tempo, si reca dai servizi sociali e dice di desiderare di riallacciare i rapporti con il figlio, le è dovuto.
Giovanni non conosce la mamma e durante i loro incontri non la riconosce come tale, non scatta la 'scintilla', non si fida di lei.
Ha paura.
La mamma chiede al tribunale dei minori, tramite i servizi sociali, che il figlio venga allontanato dalla nonna. La genitrice pensa che sia Paola la causa dei suoi problemi.
Le debbono dare retta, lei è la mamma.
La soluzione è una casa famiglia, con sbarre alle finestre.
Adesso è lì che Giovanni si trova, insieme ad altri bambini, che però hanno subito cose terribili dai loro genitori.
Essi lo guardano increduli quando racconta che la sua nonna lo ha sempre amato e non gli ha mai fatto la doccia gelida se non mangiava.
Non dormo più con la mia nonna, guardo le sbarre alle finestre e penso a cosa ho fatto di male a quella signora che dice di essere mia madre, non capisco perchè mi ha fatto chiudere in questa prigione, io sono solo un bambino, mi manca la mia casa la mia mamma Paola.
Io ti odio sei cattiva, mi costringono a baciarti quando arrivi e vai via, mi vogliono educare ma a te chi ti educa.
Questo ho letto nel suo diario 18 mesi fà.
Giovanni è ancora in una casa famiglia, parlo con Paola e capisco dalle sue parole che deve rimanere remissiva per riuscire a far tornare il suo amore a casa.
Provo tanta rabbia nei confronti della mamma, contro la istituzioni e tanto dolore per Giovanni che vuole parlare con il Giudice perchè vuole tornare a casa, ma non può,
lui è solo un bambino.
Io ho quando ho finito di leggere questa mail, ho dovuto sospendere il dialogo che stavo facendo e mi sono fermato per un paio di minuti. Ho avuto la necessità di respirare e di rallentare il battito del cuore, mi tremava troppo dall'emozione.
Capisco e comprendo tutte le ragioni della donna che desidera essere madre, ma perchè rubare l'infanzia al figlio per arrivare ad un risultato che non avrà mai, lei lo ha rifiutato alla nascita, gli ha dato il benservito e messo in un angolo della sua vita.
Se proprio si vogliono riannodare i fili di certi discorsi si fa da grandi, quando l'essere si è formato ed è in grado di capire e decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Così si ruba cancella a un bambino e lo si traumatizza.
Io non sono uno psicologo, non sono un educatore e nemmeno un assistente sociale, ma di fronte a questa situazione, agirei diversamente.
Correggetemi se sbaglio.
Niente da correggere Guardiano.
RispondiEliminaAnzi. Il tuo pensiero e' condivisibile dai piu' credo.....
Io non riesco a capire come possano un giudice... psicologi e assistenti sociali.... sulle basi della loro professionalita'... non riuscire a risolvere una situazione cosi dolorosa...
Non c'e' nemmeno bisogno di tanta cultura e istruzione qui....
Qui c'e' solo da usare un po' di buon senso e compassione, intesa come capacita' di mettersi nei panni del bambino....
Empatia insomma... per dirla in una parola.
Giovanni e' grandicello... e' in grado di esprimere una preferenza. E' un suo diritto farlo. DOVREBBE ESSERE MESSO NELLA CONDIZIONE DI FARLO QUINDI.
Sara' poi la madre che.... se davvero tiene al ragazzo.... si riavvicinera' al figlio (magari inizialmente sotto lo sguardo di professionisti dell'eta' evolutiva)... e cerchera' di ricostruire... anzi di costruire qualcosa che non e' stata in grado di fare a suo tempo, ma come amica... come conoscente... come sorella..... come qualcosa d'altro da una madre. Sara' poi il bambino a fare delle scelte quando sara' pronto.
Per la mamma biologica sara' un cammino difficile.... anzi difficilissimo. Sara' la prova piu' dura della sua vita e non e' detto che riesca a superarla.
Dovra' accontentarsi delle briciole probabilmente.... fare i conti con i suoi errori passati e con quelli che ancora sta commettendo.
Per come la vedo io... la mamma di Giovanni e' la signora Paola.
Senza appello.
Eretica