PRIMA PUBBLICAZIONE FEBBRAIO 2011
ORE 7.20;
TEMPERATURA 1,5°;
CIELO Grigio scuro compatto, tendente al nero;
VENTO Presente, intenso, costante, ma non violento, anche se ho le mani irrigidite dal freddo;
ACCESSORI Sciarpa e cappello d'ordinanza indossati, i guanti quelli non li sopporto. Se proprio devo rovinarmi le mani (l'unica cosa che di me curo) preferisco che succeda con il freddo.
Ed è con questo quadro generale dell'ambiente che mi circondava, che questa mattina ho aperto il cancello del cantiere. Quando ci sono queste condizioni meteo estreme, ringrazio sempre il mio "immeritato" foglio di carta, che mi consente un riparo invece di obbligarmi a rimanere all'aperto per otto ore di fila.
Il fatto è che non solo la temperatura è bassa, ma che viene sbattuta in faccia tagliente, costante, incessante, da un vento freddo davvero Caino, perché non soffia da un'unica direzione, ma che muta continuamente lato e quindi il corpo percepisce una temperatura molto più bassa di quella che realmente viene segnalata dal termometro della macchina.
E' un po' come quando d'estate l'umidità alza la temperatura di 5 o 6 gradi, con la sola differenza che lì i pensieri si fanno liquidi, qui invece si solidificano come cubetti di ghiaccio ed è inutile immaginarsi alle Maldive o teneramente abbracciato alla mamma dei tuoi desideri, il vento continua a soffiare e il freddo a farsi sentire.
Oggi è così gelida la mattina, che gli operai di solito restii a perdere anche una sola ora di lavoro, sono scappati a casa lasciandomi solo e io che ho degli appuntamenti qui, passo il mio tempo ad osservare la punta dei cipressi che ho di fronte ondeggiare a tempo con le folate di vento, mentre delle gazze cercano riparo nel piano interrato del fabbricato.
E' così tranquilla questa zona, che già di suo i rumori della città arrivano ovattati, quando poi il vento soffia in direzione contraria come adesso, non si sente davvero nulla e mentre tutto taceva, mi sono concesso il lusso di imprimere con calma l'istantanea di questi momenti su un foglio di carta e di scrivere un racconto che ieri sera è venuto da solo a galla (non quel racconto, un altro) e che spero di pubblicare domani, facendovi così passare un fine settimana "fuori dall'ordinario".
Però adesso mi devo riprendere, il rappresentante tra poco arriva e io devo svestirmi in tempo dei panni del guardiano e indossare quelli del compito geometra, ricordandomi però di non togliere dal volto la mia espressione tranquilla, che ho di certo in questo momento.
E' un po' come quando d'estate l'umidità alza la temperatura di 5 o 6 gradi, con la sola differenza che lì i pensieri si fanno liquidi, qui invece si solidificano come cubetti di ghiaccio ed è inutile immaginarsi alle Maldive o teneramente abbracciato alla mamma dei tuoi desideri, il vento continua a soffiare e il freddo a farsi sentire.
Oggi è così gelida la mattina, che gli operai di solito restii a perdere anche una sola ora di lavoro, sono scappati a casa lasciandomi solo e io che ho degli appuntamenti qui, passo il mio tempo ad osservare la punta dei cipressi che ho di fronte ondeggiare a tempo con le folate di vento, mentre delle gazze cercano riparo nel piano interrato del fabbricato.
E' così tranquilla questa zona, che già di suo i rumori della città arrivano ovattati, quando poi il vento soffia in direzione contraria come adesso, non si sente davvero nulla e mentre tutto taceva, mi sono concesso il lusso di imprimere con calma l'istantanea di questi momenti su un foglio di carta e di scrivere un racconto che ieri sera è venuto da solo a galla (non quel racconto, un altro) e che spero di pubblicare domani, facendovi così passare un fine settimana "fuori dall'ordinario".
Però adesso mi devo riprendere, il rappresentante tra poco arriva e io devo svestirmi in tempo dei panni del guardiano e indossare quelli del compito geometra, ricordandomi però di non togliere dal volto la mia espressione tranquilla, che ho di certo in questo momento.
SAKINEH NON DEVE MORIRE
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