31 ago 2011

COLLEZIONE SOLARE 2011 - Lungo la notte, capitoli 2 e 3



CAPITOLO 2


La serata era stata tranquilla, nessuna esuberanza esagerata, qualche ammicamento tra le ragazze più giovani e alcuni dei camerieri, ma probabilmente erano solo situazioni figlie di conoscenze precedenti, nulla che nascesse e morisse in quel locale.

Ormai gli anni in cui le donne uscivano in gruppo la sera dell'otto marzo per fare danni, regredendo al livello degli uomini, erano un ricordo perso nel tempo.
Forse era stata la crisi che lasciava a case le "frustrate" o forse semplicemente la maggiore libertà sessuale, che consente a una ragazza di avere ciò che vuole, quando vuole, ma certe esagerazioni non erano più proprie di quella festa, per la gioia di chi come lui, quella sera non solo lavorava, ma aveva delle responsabilità.

Guardò l'orologio, quasi le 23.00, tra poco avrebbe fatto servire la torta mimosa, lo spumante fresco  era già su tutti i tavoli e per la mezzanotte la sala sarebbe stata vuota e lui fuori di lì.
Anche questa era andata.

"Maitre"
"Dimmi Luigi, problemi?"

Luigi era uno dei portabibite, un ragazzino educato, che non avendo una famiglia alle spalle che potesse supportarne gli sfizi, se li concedeva lavorando. Questo gli faceva onore e glielo rendeva simpatico, anche perchè poi gli ricordava tremendamente qualcuno.........

"Maitre, c'è una signora che la vuole"
"Vuole? Si dice desidera. Desidera me? Cosa avete combinato?"
"Niente, davvero. Mi ha detto che voleva parlare con lei. E' quella lì, al tavolo 11"

E il ragazzo indicò una  figura femminile. Era sola, sulla trentina, mora, decisamente bella, ma non appariscente. Aveva lo sguardo basso in quel momento, forse una casualità. Il tavolo era apparecchiato per quattro persone, forse le altre erano fuori a fumare.
Si avvicinò lentamente, indossò il sorriso neutro di circostanza e con modi delicati e voce profonda chiese

"Posso esserle utile?"
"Si, grazie"
"Qualche problema? Qualcosa non era di suo gradimento?"
"No, tutto buonissimo, eccellente"
"Allora qualcuno l'ha importunata?"

E in quell'istante sul tavolo si materializzarono quasi dal nulla due orecchie da Minnie.
Non ci fu bisogno di altre parole, capì.

"Non so che dire, sono in imbarazzo"
"Anche io, ma volevo ringraziarla, senza di lei non so come sarebbe finita l'altra notte? Grazie"
"No, dai"

Gli era venuto spontaneo darle del tu, ma se ne pentì quasi subito, non era stato autorizzato a farlo.

"Guarda, invece si. Io ero lì, ho visto i suoi occhi, ho sentito come mi stringeva, il suo fiato sul collo e credimi, se non gli avessi dato quello che voleva se lo sarebbe preso con la forza"

La sentì di nuovo rabbrividire.
Tremava come l'altra volta. In quel momento il terrore era vivo nei suoi occhi e lui ebbe quasi l'istinto, la voglia di abbracciarla, ma non poteva e non doveva. Non gli competeva, non gli spettava.
Di certo però non poteva lasciarla in quello stato, così scossa e d'istinto abbozzò:

"Cosa fai dopo? Vuoi passare il resto della nottata a girare con me? Ti faccio conoscere delle persone"

Lei rimase sorpresa, quasi intimorita e non seppe mai spiegarsi perché si fidò. Accettò l'invito, annuendo leggermente con il capo.

"Ok, io stacco tra un'ora circa, forse prima. Ci vediamo davanti alla mia auto, quella dell'altra sera. Ricordi qual'è?"
"Si, perfettamente"
"Bene, se ci sarai vuol dire che non ci hai ripensato, altrimenti ti saluto qui. Buonanotte"
"No, a dopo"

Rispose decisa.
Pensò che l'avrebbe rivista.






CAPITOLO 3


Il parcheggio era come sempre ben illuminato e lui vi procedeva  con il suo solito passo. Non aveva nessuna fretta di arrivare e nessun timore di trovarsi lì da solo. Si alzò il bavero del giubbino, si sistemò meglio sulla spalla il suo amato zaino e si indirizzò verso la sua auto.

Da quando il centro alberghiero si era arricchito, prima con la palestra e la piscina e successivamente con il centro benessere, il numero di clienti fissi che alloggiavano presso l'albergo era aumentato a dismisura. Questo aveva reso necessaria una dose maggiore sicurezza per tutto ciò che si trovava all'interno del perimetro del resort e  di conseguenza era aumentata a dismisura anche la luce artificiale, affinchè facilitasse il lavoro delle telecamere durante la notte.

Le telecamere, come aveva fatto a non pensarci prima, Franco aveva già visto e rivisto la scena dell'aggressione chissà quante volte in quelle 48 ore.
Di certo senza l'audio quelle immagini servivano a poco o a nulla, ma di sicuro veder picchiare il disonorevole lo avrà divertito e non poco. Già ne vedeva il ghigno soddisfatto mentre con il replay tornava indietro e rimetteva la scena ancora e ancora.

Lei non c'era, non vedeva anima viva in giro per il parcheggio. Di certo ci aveva ripensato e se n'era andata a casa con le sue amiche. Chissà perché poi si era illuso che l'avrebbe trovata lì ad attenderlo, ci aveva creduto davvero e invece vicino alla sua auto non c'era nessuno.
Rallentò il passo, il respiro e il battito del cuore tutti insieme e si mise a camminare con quell'andatura elegante, che tanti sospiri rubava in sala alle signore di tutte le età, era il suo piccolo vezzo.

Il freddo della notte gli carezzò il volto, anche se la luna alta nel cielo era regina di una volta celeste limpida come poche altre, per essere in pieno inverno.

Un fascio di luci lo investì di colpo, si girò di scatto e si mise sulla difensiva, quasi fiutando il pericolo.
Guardò verso l'abitacolo dell'auto che lo illuminava e non vide il volto di chi era al posto di guida, ma notò che era una persona sola, oltretutto l'auto non si era messa in moto e lui pensò che non erano lì per investirlo.
Lei scese tranquilla mente dall'auto, gli sorrise e lo invitò ad entrare.

Si tranquillizzò del tutto e salì

"Non ci credevo più che ti avrei trovata"
"Fa troppo freddo per me, per questo ti ho aspettato in auto. Andiamo in giro con questa?"
"Certo, ma sposto la mia fuori, altrimenti devo aspettare che si facciano le 8.00 per riprenderla domattina. Il guardiano dei fari. l'addetto alla sicurezza, quando mi vede uscire chiude la sbarra e va a dormire e non voglio che rimanga sveglio senza motivo"

Dopo qualche minuto erano di nuovo insieme. L'abitacolo era caldo, il motore acceso e lei al volante

"Cosa facciamo?"
"Per adesso dei patti e dimmi se sei d'accordo con quello che ti propongo. Primo, tu guidi e io ti indico dove andare"
"Va bene"
"Secondo, tu ci metti l'auto e io tutte le spese, dalle consumazioni al carburante"
"Ok"
"Domande dirette, risposte sincere. Vale ovviamente per tutti e due"
"Ci sto"
"Che aspettiamo allora? Alla pompa di benzina dell'autogrill a mettere un po' di carburante. Direzione Nord"

L'auto si avviò.

Aveva collegato il suo lettore MP3 allo stereo dell'auto e lei stava ascoltando quelle dolci melodie, fatte di pianoforte e nient'altro che lui aveva scelto di farle ascoltare. La musica la faceva da padrona in quell'ambiente o forse lo era l'imbarazzo di trovarsi in compagnia di un emerito sconosciuto, in giro con la macchina nel cuore della notte a comandare le sue emozioni? Non se lo sapeva spiegare al momento, ma si sentiva strana come poche altre volte nella vita prima di allora.
Lui ruppe il silenzio e le pose la prima domanda

"Sei nuova di qui? Non mi ricordo di te e credimi nel ristorante ci sono passati un po' tutti in questi anni"
"No non sono nuova. Sono nata qui, ma sono andata via subito dopo il diploma, mi offrirono un bel posto di lavoro e accettai. Sono tornata da poco più di un mese"
"Che lavoro fai?"
"Topografo. Sai che cos'è?"
"Forse ha qualcosa a che fare con il disegnare ratti? Scherzo, sono geometra, so bene di cosa parli"
"Davvero. Da come ti muovevi in sala pensavo fossi cameriere da una vita.

Per un attimo, prima di risponderle, il suo sguardo si confuse con quello di un cartellone che pubblicizzava un nuovo modello di automobili, poi disse con un filo di voce

"No, quello non è un lavoro è la mia ancora di salvataggio nei confronti della pazzia"

Si fermò ancora, riprese il fiato e non pensò alle parole, quelle come sempre venivano da sole, spontanee.

"Sai, all'inizio, da ragazzino, era un'esigenza economica,  un extra non si rifiuta mai. Poi gli avvenimenti della vita mi hanno portato ad avere una certa tranquillità. Quando alcuni anni fa mi sono separato, mi sono reso conto che vivere da soli non è difficile perché non hai nessuno accanto, è tremendo perché sei sempre in compagnia di te stesso. Il sabato e la domenica non finivano mai, erano un tormento e pur avendo una valida alternativa, ho ripreso quest'attività che avevo interrotto.
Qui c'è ormai la mia famiglia, qui sono in armonia con i colleghi e tanti mi vogliono bene. Quasi tutti direi, se non fosse per qualche cliente idiota...."

E lo disse con un sorriso che contagiò anche lei. L'imbarazzo si era rotto e l'atmosfera si era fatta piacevole.

"E tu? Sei tornata perché era finito il lavoro?"
"No, per un uomo"
"Per lui?"
"Nooo, come ti viene? Con lui ci conoscevamo da piccoli e l'ho rivisto qui un paio di settimane fa, mi ha invitato insieme ad altri amici e siamo usciti in compagnia qualche volta, fino all'altra sera..........
No, io ho chiuso una storia d'amore o almeno credevo fosse tale, che era anche sfociata da qualche anno in una convivenza. Vivevamo i soliti alti e bassi di ogni coppia, niente di nuovo sotto il cielo. Solo che  all'improvviso scopro che lui se la fa con un'altra. 
A quel punto, siccome avevo già molte proposte interessanti in zona, faccio bagagli e burattini, lo pianto in asso e sono tornata qui, alle mie radici. Lui non mi ha mai nemmeno più cercata.
Certo che se solo ci penso, che sono andata via per colpa di un uomo e me ne ritrovo davanti un altro che è anche peggio, mi sa che quasi quasi cambio sponda"

E qui fu lei ad aggiungere un sorriso di allegerimento al quale lui replicò divertito.

Erano arrivati, la pompa di benzina era a 1.500 metri. 
La prima tappa era ormai prossima




SAKINEH NON DEVE MORIRE


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