PRIMA PUBBLICAZIONE DICEMBRE 2010
Devo fare una premessa. Questo post ha avuto una gestazione abbastanza lunga (quasi una settimana) e travagliata. Il risultato è che alla fine tutti periodi che ho scritto, non sono altro che una serie di considerazioni slegate tra di loro. Voglio dire che leggendole si potrebbe avvertire che non sono un'unica sinfonia, ma diversi pezzi unti insieme come in un medley.
Capita, a volte capita che non ce la faccio trovare la chiave di lettura unica per tutte le mie considerazioni, quelle che faccio intorno ad un argomento.
Pensa che è natale e come tutti sono iper affaccendato, pensa che sono comunque stanco per il lavoro e tutto il resto, pensa che comunque dopo questi mesi che sono stati carichi di soddisfazioni, un pò avverto il "peso del blog".
Le vacanze di Natale, che comunque saranno scandite da appuntamenti quotidiani qui sull'isola, serviranno a ricaricare le pile e a farmi tornare ai livelli che ti competono.
Grazie della pazienza e buona lettura.
Nel post, che in un qualche modo ho scritto martedi scorso, a un certo punto c'è stato un passaggio che forse meritava maggiore attenzione da parte mia. Intendo dire di quando ho parlato delle persone che non prevedono nel loro vocabolario il pronome personale NOI. Uomini e donne talmente chiusi nel proprio piccolo mondo che non riescono ad aprirsi agli altri, esseri che non sono in grado di trovare un modo per allargare i propri orizzonti, gretti all'ennesima potenza.
Ho imparato con il passare degli anni, con l'esperienza di vita, che è la conoscenza di chi ci è lontano per cultura, modo di vivere, interessi e quant'altro, il solo modo per potersi migliorare e crescere. L'inclusione di ogni qualsiasi mio prossimo e non l'esclusione dello stesso dalla esistenza che sto vivendo è una delle basi fondamentali del mio modo di intendere la vita.
Eppure vedo che in giro ci ritroviamo a contare gli amici a centinaia su Facebook, ma di molti di essi non solo non ci interessa conoscere nemmeno la voce, ci fa piacere che sia così e io mi chiedo che razza di comunità di amici è questa?
E' come se avessimo la fobia del contagio da contatto, una sorta di razzismo portato all'ennesima potenza, perchè non è rivolto verso una razza diversa dalla mia, ma ha come oggetto tutti coloro che non sono io.
Un' indecenza a dir poco.
Personalmente penso che l'umanità è una e sola e forse il mio essere fanciullesco mi ha sempre portato ad immaginare che questo fosse un ragionamento comune a chiunque abbia un pò di istruzione e buon senso, ma mi rendo conto ogni giorno che passa che siamo qui a fare dei distinguo, a mettere dei paletti, ad evitare i contatti, a stringere sempre più il cerchio del NOI rendendo il raggio corto a tal punto che rimane al suo interno solo l'IO.
Io ascolto la mia musica con le cuffie, io giro da solo in auto e guardo centinaia di altri pilotini fare lo stesso, io non salgo in ascensore con il mio vicino perchè sennò sarei nelle condizioni di dovergli rivolgere, io non voglio per vicini degli africani perchè sono tutti sporchi, io non voglio complicazioni con le donne e quindi preferisco l'onanismo all'amore, io, io io, io, io chi? Io cosa? Io perchè?
Nemmeno Dio, pur potendoselo permettere, ha scelto di vivere da solo e chi siamo noi per poter pensare di escludere il resto dell'umanità dalla nostra esistenza?
Aveva ragione I am, noi siamo la sola possibilità che questo mondo ha di migliorarsi, si ma noi chi? Qui onestamente vedo in giro sempre meno persone che hanno la voglia di sporcarsi le mani, di conoscere, di allargare le proprie vedute. Qui personalmente non vedo la voglia di fare gruppo e vi prego, correggetemi se sbaglio e mai sarebbe tanto gradita una smentita.
Il fatto è che una volta almeno c'erano gli egocentrici, quelli che volevano mettersi in mostra e lo facevano pavoneggiandosi, ma il tutto avveniva comunque all'interno di un gruppo. Oggi invece c'è l'esibizionismo, che è un fenomeno estremamente diverso, mi vesto strano per attirare l'attenzione di chi mi è estraneo e che nel contempo però voglio rimanga tale perchè mi da fastidio spiegare ciò che faccio per farmi capire.
Fateci caso, il pronome personale noi indica chi appartiene ad un gruppo e parla a nome delleo stesso, questa è una circostanza però che è quasi del tutto scomparsa nella sua accezione classica, è ormai relegata esclusivamente ai gruppi politici, a quelli sportivi o militari, per il resto è un florileggio di io.
E' brutto tutto ciò, vorrebbe dire che forse non ci sono più ideali che ci uniscono, o idee che ci avvicinano, che la vita in comune come è stata intesa per millenni è ormai finita. Eppure il noi dovrebbe essere ancora alla base di tutto, senza davvero non si va da nessuna parte.
Inorridisco al pensiero che le uniche chiacchiere che si possono fare siano possibili solo attraverso una chat, la vita è anche, sopratutto, fuori dai confini telematici. Il web può essere utile per apprendere più cose e confrontarsi con il resto del mondo, ma non è certo l'unico e il migliore modo per farlo.
Forse a Natale il regalo più bello che ci possiamo fare è unire una moltitudine di io e formare un unico grande NOI. Lo so è il solito sogno utipico, ma se non ci proviamo mai come facciamo a dire che non è possibile realizzarlo?
Ho imparato con il passare degli anni, con l'esperienza di vita, che è la conoscenza di chi ci è lontano per cultura, modo di vivere, interessi e quant'altro, il solo modo per potersi migliorare e crescere. L'inclusione di ogni qualsiasi mio prossimo e non l'esclusione dello stesso dalla esistenza che sto vivendo è una delle basi fondamentali del mio modo di intendere la vita.
Eppure vedo che in giro ci ritroviamo a contare gli amici a centinaia su Facebook, ma di molti di essi non solo non ci interessa conoscere nemmeno la voce, ci fa piacere che sia così e io mi chiedo che razza di comunità di amici è questa?
E' come se avessimo la fobia del contagio da contatto, una sorta di razzismo portato all'ennesima potenza, perchè non è rivolto verso una razza diversa dalla mia, ma ha come oggetto tutti coloro che non sono io.
Un' indecenza a dir poco.
Personalmente penso che l'umanità è una e sola e forse il mio essere fanciullesco mi ha sempre portato ad immaginare che questo fosse un ragionamento comune a chiunque abbia un pò di istruzione e buon senso, ma mi rendo conto ogni giorno che passa che siamo qui a fare dei distinguo, a mettere dei paletti, ad evitare i contatti, a stringere sempre più il cerchio del NOI rendendo il raggio corto a tal punto che rimane al suo interno solo l'IO.
Io ascolto la mia musica con le cuffie, io giro da solo in auto e guardo centinaia di altri pilotini fare lo stesso, io non salgo in ascensore con il mio vicino perchè sennò sarei nelle condizioni di dovergli rivolgere, io non voglio per vicini degli africani perchè sono tutti sporchi, io non voglio complicazioni con le donne e quindi preferisco l'onanismo all'amore, io, io io, io, io chi? Io cosa? Io perchè?
Nemmeno Dio, pur potendoselo permettere, ha scelto di vivere da solo e chi siamo noi per poter pensare di escludere il resto dell'umanità dalla nostra esistenza?
Aveva ragione I am, noi siamo la sola possibilità che questo mondo ha di migliorarsi, si ma noi chi? Qui onestamente vedo in giro sempre meno persone che hanno la voglia di sporcarsi le mani, di conoscere, di allargare le proprie vedute. Qui personalmente non vedo la voglia di fare gruppo e vi prego, correggetemi se sbaglio e mai sarebbe tanto gradita una smentita.
Il fatto è che una volta almeno c'erano gli egocentrici, quelli che volevano mettersi in mostra e lo facevano pavoneggiandosi, ma il tutto avveniva comunque all'interno di un gruppo. Oggi invece c'è l'esibizionismo, che è un fenomeno estremamente diverso, mi vesto strano per attirare l'attenzione di chi mi è estraneo e che nel contempo però voglio rimanga tale perchè mi da fastidio spiegare ciò che faccio per farmi capire.
Fateci caso, il pronome personale noi indica chi appartiene ad un gruppo e parla a nome delleo stesso, questa è una circostanza però che è quasi del tutto scomparsa nella sua accezione classica, è ormai relegata esclusivamente ai gruppi politici, a quelli sportivi o militari, per il resto è un florileggio di io.
E' brutto tutto ciò, vorrebbe dire che forse non ci sono più ideali che ci uniscono, o idee che ci avvicinano, che la vita in comune come è stata intesa per millenni è ormai finita. Eppure il noi dovrebbe essere ancora alla base di tutto, senza davvero non si va da nessuna parte.
Inorridisco al pensiero che le uniche chiacchiere che si possono fare siano possibili solo attraverso una chat, la vita è anche, sopratutto, fuori dai confini telematici. Il web può essere utile per apprendere più cose e confrontarsi con il resto del mondo, ma non è certo l'unico e il migliore modo per farlo.
Forse a Natale il regalo più bello che ci possiamo fare è unire una moltitudine di io e formare un unico grande NOI. Lo so è il solito sogno utipico, ma se non ci proviamo mai come facciamo a dire che non è possibile realizzarlo?
SAKINEH NON DEVE MORIRE
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